Arrow4×05 Haunted – 4×06 Lost Souls

Non è per nulla facile confrontarsi con questa stagione di Arrow. Se le premesse iniziali sembravano molto interessanti – la nuova vita di Oliver, Damien Darhk come supervillain, ecc. – l’esecuzione lascia spazio a parecchi dubbi. La serie sembra quasi scritta da due differenti team di autori, di cui uno impegnato a portare avanti la […]

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Non è per nulla facile confrontarsi con questa stagione di Arrow. Se le premesse iniziali sembravano molto interessanti – la nuova vita di Oliver, Damien Darhk come supervillain, ecc. – l’esecuzione lascia spazio a parecchi dubbi. La serie sembra quasi scritta da due differenti team di autori, di cui uno impegnato a portare avanti la mitologia classica della serie, e l’altro a creare un universo condiviso DC Comics per spianare la strada a Legends of Tomorrow e creare qualche altro, superannunciato crossover. Inutile dire che il primo team è quello che rende e soddisfa di più, e riuscirebbe ancora meglio nel suo compito se solo il secondo non interferisse in maniera così prepotente.

Arrow 4x05 Haunted 4x06 Lost Souls recensione

The Lance Girls

La fuga di Sara, avvenuta nel finale del quarto episodio, è il motore scatenante degli eventi di Haunted, episodio in cui il secondo team di cui sopra ha evidentemente preso il sopravvento. La ragazza, totalmente fuori di testa, vaga per Star City mettendo a repentaglio la vita di ragazze innocenti; ma mentre al Team Arrow occorre quasi mezza puntata, a noi bastano pochi minuti per capire che la nostra ex-Canary è alla ricerca di Thea, ovvero colei che l’ha, nei fatti, uccisa.

Già negli episodi precedenti si faceva fatica a digerire questa storyline – e lo dico nonostante nelle scorse stagioni abbia amato il personaggio di Sara alla follia – ma in questa quinta puntata raggiunge l’apoteosi dell’inutilità (o del servilismo verso le esigenze di rete, leggetela come volete) a cui bisogna aggiungere una sospensione dell’incredulità oltre il limite: passi la resurrezione, ma davvero è necessario giocare la carta della “connessione” tra gli individui che sono passati per il Pozzo di Lazzaro? E come funzionerebbe questa connessione, dato che, prima di arrivare a Thea, Sara ha aggredito una mezza dozzina di ragazze?

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Oltre a non essere funzionale alla trama portante, questa sottotrama ha portato Laurel all’autodistruzione. Un personaggio già vessato da diversi problemi – non utile in battaglia, eccessivamente lamentosa negli altri momenti, in cui tenta di sostituirsi a Oliver senza averne né le capacità né il carisma di leader – ora è reso protagonista di scelte assurde e ingiustificabili e di cambi repentini di idea dettati dall’alto per spostare la trama in una determinata direzione.

Anche la risoluzione di questa trama lascia il tempo che trova: l’arrivo provvidenziale di John Constantine – e meno male che c’è un personaggio con il suo carattere a tirare su l’episodio – dà la svolta, consentendo di riportare l’anima perduta di Sara all’interno del suo corpo e restituirle così l’umanità e i ricordi. Una soluzione affascinante sulla carta, anche considerata l’introduzione dell’elemento magico in questa stagione, ma che in questi termini si configura come null’altro che un deus ex machina e perde ogni elemento di fascino: avremmo preferito un’introduzione più graduale, come avvenuto due anni fa con Barry Allen, piuttosto che l’inserimento forzato nell’arco di un episodio.

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Insomma, nella storyline dedicata a Sara e al resto della famiglia Lance, sono davvero poche le cose che funzionano, forse giusto il rapporto col padre Quentin. Ed è anche per questo che, alla fine di Lost Souls, quando Sara decide di lasciare Star City, non possiamo far altro che incazzarci, ripensando a tutto il minutaggio perso per una sottotrama inutile e fondamentalmente votata a introdurre uno dei protagonisti del nuovo spinoff.

Reducing Ray

Un altro passo verso Legends of Tomorrow, questa volta meno calato dall’alto e già imbastito da qualche settimana, è il ritorno di Ray Palmer. Diventato Ant-Man piccolissimo grazie alla sua tuta, è riuscito a sopravvivere all’esplosione alla Palmertech dello scorso season finale solo per finire nelle grinfie di Damien Darhk, intenzionato per chissà quali motivi ad appropriarsi della tecnologia di Atom.

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Incredibilmente, la storyline del salvataggio di Ray risulta più interessante di quella della resurrezione di Sara: forse proprio perchè introdotta già da settimane, è riuscita a dar vita a una serie di conseguenze e complicazioni che hanno decisamente salvato l’episodio: le scaramucce tra Oliver e Felicity, un Curtis sempre più nel ruolo che fu della stessa Felicity, la possibilità di vedere finalmente Damien Darhk in prima linea (non accadeva dalla premiere) e, altrettanto finalmente, una sequenza d’azione di gruppo tutta al femminile davvero ben coreografata e degna delle migliori puntate di questa serie.

Certo, questo non significa che l’episodio sia esente da falle che ci fanno decisamente storcere il naso: ad esempio, è quantomeno out of character la scelta del Team Arrow di penetrare negli uffici di una concorrente della Palmertech per, di fatto, rubare per scopi personali (menando nel contempo qualche povera guardia che stava solamente facendo il proprio lavoro). O, ancora, il fatto che il tutto sia nuovamente al servizio dell’odiato – prima ancora di cominciare – spinoff.

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Tutto il resto

In questa coppia di episodi, forse più che nei precedenti, è difficile non parlare anche delle microtrame parallele che gli autori stanno imbastendo. Non tutte riuscite, certo, ma alcune potenzialmente interessanti.

Abbiamo innanzitutto il filone Diggle: il collegare la morte del fratello per mano di Deadshot all’H.I.V.E. di Damien Darhk è indubbiamente una mossa vincente, così come la collaborazione dello stesso Diggle col capitano Lance, che ha creato dinamiche interessanti tra i due e che spero possa durare a lungo. E restando su Quentin Lance: davvero vogliamo esplorare una sua possibile relazione con Donna Smoak? Cioè, really?

Anche per Thea pare sia arrivato il momento di esplorare un dopo-Roy, con l’aitante marketing manager della campagna elettorale di Oliver. Almeno questo love interest un senso potrebbe averlo, a meno che ovviamente il ragazzo non si riveli una pedina di Darhk (cosa che ho pensato immediatamente dopo il suo arrivo). Campagna che continua a non avere senso, data l’assoluta mancanza di concorrenza, ma tant’è, almeno ci consente di esplorare la dimensione “pubblica” di Oliver Queen.

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Inutile esprimersi sui flashback, la cui totale inutilità si è acutizzata rispetto allo scorso anno. Se il tentativo di ravvivarli spostandone la location a Hong Kong e collegandoli alla Lega degli Assassini era miseramente fallito, il riportarli sull’isola non ha certo risolto il problema, anzi; e il collegarli per forza alla trama della timeline principale, come accaduto con Constantine, inizia davvero a risultare troppo forzato, laddove non ridicolo.

Insomma, due episodi simili ma diversi: mentre il primo non può beccarsi più di due porcamiseria, nonostante l’intervento di Constantine

2

 

il secondo arriva a tre porcamiseria e mezzo, grazie a una pianificazione più accurata delle trame nel corso delle settimane precedenti e a uno sviluppo delle diverse storyline che non risulta totalmente fatto a mano ma coerente con ciò che abbiamo visto finora sullo schermo. Arrow ci ha abituati a livelli molto migliori di questi. Sinceramente non vediamo l’ora che arrivi gennaio: la pausa invernale e l’inizio – finalmente – di Legends of Tomorrow potrebbero giovare alla serie, che potrebbe tornare sui suoi passi senza continui servilismi verso le altre serie gemelle.

3.5

 

 

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