Arrow4×12 Unchained

Questa settimana, come i nostoi greci (ma senza arrivare a tanto), Arrow ci propone un episodio pieno di ritorni. Sono finite le idee o si avvicina la fine della serie? Who’s your daddy? A Nanda Parbat le cose non vanno bene: Nyssa, approfittando dell’assenza di Malcolm, fugge dalla propria cella in cerca del misterioso Loto (che fa sempre figo inserire in un plot orientaleggiante). […]

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Questa settimana, come i nostoi greci (ma senza arrivare a tanto), Arrow ci propone un episodio pieno di ritorni. Sono finite le idee o si avvicina la fine della serie?

4x12 Arrow unchained recensione

Who’s your daddy?

A Nanda Parbat le cose non vanno bene: Nyssa, approfittando dell’assenza di Malcolm, fugge dalla propria cella in cerca del misterioso Loto (che fa sempre figo inserire in un plot orientaleggiante). Per trovarlo sarà costretta a scontrarsi con Tatsu in un catfight che dura meno delle relazioni di Barry Allen; alla fine infatti entrambe si accordano una volta messo in chiaro che Nyssa ha qualcosa in serbo per Oliver Queen. L’ex miliardario è alle prese intanto col ritorno di Roy, il quale, non avendo imparato nulla sulla gestione dei segreti all’interno del Team Arrow, è costretto a compiere rapine sotto la minaccia di un misterioso criminale, Steve Jobs Calculator (Cisco ci manchi!). Ravvedutosi e ripresi temporaneamente i panni di Arsenal, il ragazzo può affrontare insieme al gruppo lo spietato villain, che ha intenzione di spegnere la città uccidendo anche i cittadini (Star City è al primo posto nella classifica di vivibilità secondo IlSole24Ore). Nel frattempo Thea è alle prese con la sete di sangue causata dal Pozzo di Lazzaro, che le dà giusto il tempo di friendzonare Roy prima di farla cadere in coma. Con portentoso tempismo Nyssa si presenta a Oliver proponendogli una cura per la ragazza, a patto però che uccida Malcolm Merlyn. Ah, mentre assistiamo al salvataggio della Palmer Tech da parte di Felicity e Curtis, veniamo anche a sapere che Darth Vader Calculator è il padre della Smoak.

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Stop at Red!

Schiaffati tra un plot votato al politically correct e l’ennesima disamina dei rapporti padre/figlia (Nyssa/Ra’s al Ghul, Thea/Malcolm, Felicity/Calculator), assistiamo al ritorno di ben quattro volti storici (vabbè, Tatsu se l’è meritata sta pagnotta, dai), non tutti giustificati. Se da un lato infatti le vicende di Nyssa e il suo rancore per Malcolm sono ben articolate e hanno un background ampiamente approfondito, dall’altro non si può dire lo stesso di Roy, costretto da questa minaccia un po’ affrettata a tornare prima a Starling City e poi a indossare il vecchio costume. Il cammeo di Colton Haynes ha avuto comunque il merito di aver risvegliato parte della nostra redazione, e, al netto del movente che ha spinto il suo personaggio a tornare (e soprattutto ad andare via), si può comunque apprezzare il suo ruolo e prendere la vicenda come un piacevole strappo alle regole. Sul perché e sulle modalità del ritorno di Tatsu è ancora presto per giudicare, considerando le implicazioni che potrebbe avere nelle future trame. Agrodolce è anche la ricomparsa di Shado, che ha fatto gridare a tutti mobbastacosteresurrezioni, e la cui funzione è stata invece di spingere Oliver ad affrontare il proprio lato oscuro così da seguire la Forza prepararsi per il ritorno a casa.

Certo, Arrow continua a tirare fuori innumerevoli trame e sottotrame, confondendo nettamente sul dove vuole andare a parare. Se la minaccia principale resta ancora Damien Darhk – la cui moglie sta prendendo sempre più spazio all’interno dei giochi – e il progetto Genesis, ricordiamo ancora il misterioso Rubicon e Shadowspire della scorsa puntata, a cui si aggiunge adesso la questione del Loto e della sete di sangue di Thea. Tanta carne al fuoco, insomma, cui prima o poi bisognerà provvedere se non vogliamo rovinare le aspettative di questo barbecueArrow non sempre, nelle stagioni precedenti, è riuscito a tirare con coerenza le somme di tutti gli elementi che aveva messo in gioco, speriamo che in questo caso non deluda. Anche perché, a conti fatti, gli episodi post-markettone LoT sono nettamente più interessanti della prima parte di stagione.

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Di norma, ad abbondare di autoreferenzialità, nostalgia, ritorni eccellenti e riproposizione dei momenti clou sono le stagioni finali dei serial: che possa essere arrivato il momento per Oliver Queen di appendere arco e cappuccio al chiodo? L’imminente fine (se Dio vuole) dei flashback sembra spingere in questa direzione, così come potrebbe farlo il finale con la bara (in cui tutti sappiamo esserci John Locke).

C’è tempo per affrontare anche la costante fastidiosa della serie: il Guilty Arrow. Il senso di colpa che attanaglia Oliver da stagioni intere, e che lo costringe a tenere il muso perché non ha fatto sedere un’anziana al posto suo sull’autobus, è una delle cose che hanno reso il personaggio uno spaccamaroni umano, anche troppo, tanto che anche i suoi compagni adesso lo prendono in giro. È un tema delicato questo, che andrebbe affrontato col dovuto rispetto del personaggio (una meravigliosa puntata di Buffy, la 5×21, si è occupata della cosa magistralmente) e preso con le pinze perché più minaccioso di una ex inferocita.

3.5

 

Note

  • Parlando con Thea, Roy ammette che rifarebbe tutto da capo con lei: anche ammazzare il poliziotto?
  • Pur avendole dichiarato amore eterno, il ragazzo non fa nulla per aiutarla a inizio puntata quando sta per precipitare svenuta dal palazzo.
  • Vabbè che tra Barry e Oliver fanno a gara per chi dei due riesce a dire a più persone della propria doppia identità, ma seguire in borghese un ladro sui tetti può sembrare un tantino esagerato!
  • Se vi è sembrata da subito una puntata bellissima non è per la poca presenza di Laurel, ma perché sono partiti tardi i flashback dall’isola.

Déjà vu:

Previously:

Ranma 1/2:

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