Dopo l’ennesima pausa – questa volta breve e clemente – Arrow ci regala un episodio filler per segnare un punto fermo in questa stagione: se già non si era capito la scorsa puntata, Oliver Queen e Felicity Smoak sono in piena rottura. Inutile dire che la coppia degli Olicity è molto amata da tutto il fandom e guardare quaranta minuti di agonia in cui seppelliscono ciò che sono stati finché non si è scoperto che Oliver ha pucciato il biscotto un po’ troppo a lungo è stato abbastanza triste.
I broken hearts del titolo hanno svariate interpretazioni, ma una su tutte è attribuibile alla villain che ci fa compagnia – in un superfluo ritorno, a dirla tutta – per questa settimana: Carrie Cutter alias Cupid. La necessità di riportarla sullo schermo è data, probabilmente, dal dover spiegare in qualche modo la gravità delle incomprensioni tra Oliver e Felicity, che questa volta non se la cavano con un “tutto passa, ti perdono.” Cupid è una donna delusa e ferita dall’amore – data la sua fortuna con gli amanti, morti due su due – e ovviamente non può affrontare la sua frustrazione in modo normale; si mette a uccidere – ma perché? – ogni coppietta famosa seguendo la massima “love is death”, rimaneggiando il monito che le aveva fatto lo stesso defunto Deadshoot.
Trovo piuttosto inutile la sua presenza, che funge semplicemente da aggancio per una possibilità di chiarimento tra i due piccioncini in lite; cercando di stanarla, Felicity accetta di prestarsi a un “finto matrimonio” con Oliver, senza specificare a nessuno che in realtà non sono più fidanzati. Mr. Queen apre il suo cuore in una confessione che non fa altro che rimarcare la sua sindrome da stress post-traumatico, curata, senza che nemmeno lui se ne accorgesse, da Felicity. Miss Smoak riesce a far momentaneamente rinsavire Cupid e ridarle fiducia nell’amore, in un discorso ben fatto che più o meno concorda con quello dell’ex fidanzato – illudendo tutti quanti con un barlume di speranza sulla loro riconciliazione.
Ebbene, no. Se tutta la puntata si è giocata sul grande elefante rosa nella stanza – la loro rottura – con picchi di imbarazzo per cui io stessa avrei voluto aprire una botola e sparire, figurarsi Diggle e Thea, la fine spiazza tutti. Felicity non solo non torna sui suoi passi, pur confessando di amare ancora Oliver, ma rinuncia al suo posto nel Team Arrow per non essere costretta a vederlo tutti i giorni. Oliver Queen ci viene dipinto dalla sua ex compagna come un uomo profondamente solo, che volontariamente sceglie di isolarsi e di non mostrare mai davvero tutto se stesso; ci sarà sempre una parte di lui incatenata a quell’isola in cui ha smarrito ciò che era, ci sarà sempre un segreto che Green Arrow dovrà tenere per il bene di tutti. La vita di un eroe, del resto, non può essere diversa.
Il ritratto che emerge dall’analisi di Felicity, prima che se ne vada, ricorda molto l’immagine di quell’Oliver del futuro intravisto in DC’s Legends of Tomorrow, in cui la sua versione invecchiata e sfiduciata ha perso tutto: Felicity, amici, reputazione. Persino un braccio. Ma questa è un’altra storia.
I cuori infranti, dunque, sono anche quelli degli ormai ex Olicity e degli spettatori. Non si riesce a vedere una soluzione, per il momento, e forse è meglio così. Felicity è sempre stata un personaggio coerente a se stessa, perdonare Oliver per l’ennesima bugia – e non è che proprio era una robetta da nulla – sarebbe stata una forzatura.
Sull’altro versante, l’episodio segue un filone legale: il processo preliminare a Damien Darhk – arrestato nella scorsa puntata – si conclude con esito positivo per il Team Arrow, che ha chiamato a testimoniare direttamente il Capitano Lance. Screditarsi la carriera da poliziotto, a quanto pare, funziona fin troppo bene; comincio a temere che il nome su quella tomba sia il suo, ma Arrow ha la capacità di farmi pensare ogni settimana a una vittima diversa, quindi non mi azzardo a fare troppe previsioni.
I flashback non fanno passi avanti; Taiana e Oliver riescono a impadronirsi del manufatto-risucchia-anime e fuggire nei tunnel, senza considerare che la via d’uscita è una sola. Continuo a sostenere che questa parte passata sia noiosa e senza un vero e proprio scopo; il collegamento con la trama principale fatica a mostrarsi e il fatto che in cinque flashback si vada avanti di minuti – letteralmente – nelle vicende non aiuta a renderle più avvincenti.
Tre porcamiseria per una puntata piuttosto fiacca; la presenza di Cupid è servita da pietra tombale sulla storia tra Oliver e Felicity, e la parte del processo funge solo da introduzione alla successiva lotta tra Damien – che vediamo in prigione, sul finale, ma tutt’altro che sconfitto – e il Team Arrow. Come rimedieranno all’assenza di Overwatch? Restiamo in attesa.
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Thea Queen, una di noi:
Ma Thea che si mette a unire i nomi delle persone per formare il nome della coppia da vera fangirl 😂🔝 #Arrow
— Hope ∞ (@xobestrong) March 25, 2016
Unica cosa decente dei flashback:
"The difference between insanity and faith lies in the number of believers." Questa frase mi è piaciuta #arrow
— 𝑖𝑙𝑎𝑟𝑖𝑎 🦇 (@aryaesttark) March 25, 2016
#Olicity e #mainagioia la vera OTP:
Questo episodio è stato uno dei più MAI NA GIOIA di sempre. #Arrow #4×16
— Alberto (@Alb_ds) March 24, 2016
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