Arrow4×17 Beacon Of Hope

Il ritorno di un vecchio nemico di Flash spinge il team Arrow ad assumere temporaneamente un nuovo membro. Damien Darhk intanto non si dà per vinto e cerca di recuperare l'autorità e i poteri persi.

0.0

Una repentina svista al titolo di questo episodio di Arrow potrebbe avervi indotto in errore pensando si chiamasse Bacon Of Hope; se anche voi come il sottoscritto vi siete fatti abbagliare da un titolo fragrante e profumato, sappiate che in questa puntata non appare nessuna pancetta magica a salvare i nostri eroi (anche se, con l’andazzo dei flashback non si può mai dire…). Il vero Beacon Of Hope è invece il solito episodio della serie che se la sente caldissima anche quando si tratta di un filler, cui si prova a dare una dignità lanciando qualche spunto per gli eventi futuri.

Arrow 4x17 Beacon of hope recensione

Via il dente, via il dolore: affrontiamo immediatamente la zavorra più pesante della stagione, ancora una volta confermata in questo episodio, ovvero le avventure di Oliver dopo il suo ritorno sull’isola. L’abbiamo evidenziato praticamente in ognuna delle nostre recensioni, anche quando gli autori non avevano la faccia tosta di ostentare la loro mancanza di idee come fosse motivo di vanto. Non solo l’azione va avanti di minuti, forse un paio d’ore e non di più, ma soprattutto in questo lasso di tempo non succede nulla di rilevante e veniamo solo a sapere che Reiter sta già usufruendo di parte dei poteri dell’idolo e che questo gli porta una sorta di immortalità temporanea, telecinesi alla Prue Halliwell e un tic all’occhio neanche fosse il commissario Dreyfus de La Pantera Rosa. Persino un gabbiano su quell’isola avrebbe una storia più interessante da raccontare.

Va un po’ meglio a Star(ling) City, dove fresca fresca di evasione riappare Brie Larvan, una vecchia conoscenza degli spettatori di The Flash. La ragazza e le sue api robotiche tengono in ostaggio Tea, Felicity e Donna, portando un intrepido Curtis a fiondarsi nel rifugio meno sicuro di Star City per aiutare Green Arrow, la cui identità è ormai segreta come i Panama Papers. È l’occasione buona per gli autori di testare il dipendente della PalmerTech all’interno della squadra e vedere le reazioni del pubblico (che a quanto pare ha gradito, data la promozione a regular nella prossima stagione). Curtis sarà fondamentale per la liberazione delle tre donne ma, visto lo scotto pagato con il peso del mondo di Green Arrow a minacciare la sua quotidianità, decide che per adesso la sua carriera da spalla può anche aspettare.

Arrow 4x17 Beacon of hope recensione

In prigione intanto Wilson Fisk Damien Darhk si dà da fare per non perdere autorità e potere, con l’HIVE sempre meno convinta delle sue capacità una volta imprigionato. Darhk è però un ottimo villain e sa giocare bene le sue carte, sia all’interno che all’esterno della prigione, dove apparentemente muove ancora i fili di Andrew, il fratello redento-ma-non-troppo di Diggle. Questo getta altre ombre sul personaggio nella bara, portando Spartan all’attenzione dei bookmaker.

Chi sembra avere il GPS impostato per andare ad adagiarsi nel comodo velluto della cassa funebre è sicuramente Laurel, cui gli autori dalla prossima puntata faranno indossare un teschio per convincere gli indecisi. La ritrovata utilità della ragazza all’interno delle storyline (sì, in più di una, ci credereste?) è un campanello d’allarme che suona una marcia funebre incessante. I continui riferimenti al passato con Oliver, le sue arti consolatorie che adesso vanno a segno, la carriera da procuratore mai così luminosa e persino il suo urlo da Black Canary necessario per salvare la vita a Oliver, rendono il personaggio più centrale ma al contempo troppo appesantito, senza il sostegno di un adeguato approfondimento psicologico. Mentre ogni gesto sembra gridare addio (anche se sembra troppo scontato), la ragazza è solo apparentemente rilevante, giacché a una più dettagliata analisi, l’unica cosa a risaltare sono sì le sue (ora più che mai) utili doti ma semplicemente in reazione o risposta a un altro personaggio. Una personalità priva di iniziativa non è molto con cui empatizzare, a maggior ragione se tutto il contesto nel frattempo è un countdown per la sua morte.

Arrow 4x17 Beacon of hope recensione

Fa capolino, a margine, il sacrificio della quotidianità che ogni supereroe/superspalla si porta dietro: lo vediamo in Curtis ma lo sentiamo ancora di più nel discorso di Oliver, che per amore di Felicity ha rinunciato a una vita in cui le uniche frecce che avrebbe visto sarebbero state quelle della tastiera. Così mentre Queen capisce di trovarsi suo malgrado a fare quello che gli riesce meglio, Smoak potrebbe trovare serenità nell’idea di convertire la PalmerTech in un’impresa filantropica.

È giusto questo accenno di tema a garantire la sufficienza alla puntata, fortemente penalizzata da un flashback utile come il “mi sento fortunato” di Google e da una trama verticale blanda e a tratti banale.

2.5

 

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Note

  • Non sappiamo cosa bevano alla CW e alla CBS ma di sicuro è buono: nelle ultime puntate di Arrow, The Flash Supergirl almeno una volta è stato citato un film/libro di Harry Potter. 100 punti agli autori.
  • A proposito di citazioni, questa puntata ne è piena, si passa dai Tribble e Borg di Star Trek, a Alien, Panic Room, Die Hard, My Girl e Independence Day.

Cinque minuti e mi alzo

Quando non sai come uscire dai guai…

Parte il gioco “Tu cosa fai durante i flashback

 

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