Arrow5×02 The Recruits – 5×03 A Matter Of Trust

Torniamo ad occuparci delle vicende del belloccio Oliver Queen, immerso nel discutibile addestramento delle nuove reclute, mentre trascura totalmente le mansioni di sindaco. Riuscirà il nostro vigilante a formare una nuova squadra di cui si possa fidare? Lo scopriamo in queste puntate che, seppur con un carattere da filler, sanno intrattenere lo spettatore e sviluppare in maniera adeguata i personaggi.

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Essere cittadino di Star City, come ben sappiamo, non è mai stato semplice: se oltre a questo, si è anche sindaco di giorno e vigilante di notte, possiamo star certi che non sarà una passeggiata di salute. Proprio questo tentativo di coniugare i diversi ruoli è al centro della seconda e della terza puntata di Arrow, le quali avrebbero potuto in realtà essere due parti dello stesso episodio, date le molteplici analogie e continuità.

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The Recruits

La solitudine che pervade la caverna dopo i vari addii, più o meno definitivi, della scorsa stagione è apparso sin da subito come un problema per i membri rimasti del Team Arrow, ossia Oliver e Felicity: alla soluzione ha già pensato la nostra geek nella season prèmiere, ma, come potevamo immaginare, la sua proposta è stata molto più facile a dirsi che a farsi: il reclutamento di un nuovo team rappresenta per il suo leader uno sforzo sicuramente non indifferente. Dopo aver visto i suoi sidekicks originali morire o abbandonare la missione a causa dei propri demoni, Oliver non ha di certo voglia di rischiare una seconda volta e, seppur acconsenta alle parole coscienziose e ragionevoli di Felicity, non si impegna davvero affinché tale reclutamento possa avere esiti positivi; inoltre, se da una parte c’è la paura a trattenerlo, dall’altra c’è il suo carattere solitario e scontroso, che, come emerge chiaramente da questa situazione, non gli è mai stato d’aiuto.
Come suggerisce il titolo dunque la puntata ruota attorno a questa sfida per Green Arrow, ossia essere in grado di ricomporre ex-novo quella dinamica che era nata autonomamente tra lui e i suoi vecchi compagni: questa storyline mette così a nudo le debolezze e i rancori che Oliver cela sotto quel cappuccio, emblema del suo atteggiamento schivo e malfidato, e che porteranno le tre reclute (in particolare Rene Ramirez) a ribellarsi, e in seguito ad abbandonare l’addestramento.

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Fortunatamente, Oliver non è da solo, e ancora una volta le figure femminili di questo show si rivelano essere non solo molto forti ed indipendenti, ma anche essenziali per il protagonista.
Felicity, con il suo ruolo quasi da “grillo parlante” assunto in questa puntata, si presenta infatti come l’unico ponte solido in grado di collegare il leader e le sue reclute, attraverso delle ramanzine e dei dialoghi di incoraggiamento degni di lei, i quali porteranno Oliver a prendere coscienza del proprio errore e gli permetteranno di togliersi quel cappuccio per aprirsi totalmente ai tre giovani, in modo da riconquistare la loro fiducia e risolvere la faccenda a tarallucci e vino. Chapeau, Overwatch.
Nel frattempo, al municipio la vita politica di Star City non si ferma e Thea si ritrova a dover gestire l’ufficio del fratello, sobbarcandosi di un lavoro che dimostra di saper fare davvero bene.

“I think maybe the wrong Queen runned for mayor”

-Quentin

Gli ottimi risultati ottenuti facendo le veci del fratello dunque ci fanno quasi essere contenti dell’allontanamento di Speedy dal team, poiché così avremo l’occasione di approfondire meglio la sua storyline e le sue abilità in campo politico, che sembra aver ereditato direttamente dalla madre. A differenza di Moira, però, Thea si mostra meno machiavellica e più umana, decidendo di iniziare il reclutamento degli assistenti del fratello proponendo la carica di vicesindaco all’uomo attualmente meno indicato, Quentin Lance: con una sensibilità molto commovente, la donna sfrutta l’occasione per dare all’ex capitano del SCPD un “motivo per restare sobrio”, ossia il compito di occuparsi della città per la quale sua figlia è morta.

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La doppia vita che al momento il protagonista sta conducendo si riflette dunque anche sui due reclutamenti che egli si trova ad affrontare: da un lato quello di un nuovo team di vigilanti, dall’altro quello di una squadra efficiente che possa aiutarlo nella sua mansione di primo cittadino.
Un altro nodo tra questi due ruoli è rappresentato dal caso della settimana, ossia quello di Ragman, un uomo vestito di stracci magici che non sembra essere un pericolo solo per la città, ma anche per le alleanze politiche che il sindaco Queen sta stringendo. In realtà, con un twist interessante e per nulla fuori luogo, quello che apparentemente sembra il cattivo si rivela essere un ragazzo non troppo diverso dall’Incappucciato (l’alter ego di Oliver nella prima stagione), ossia qualcuno che cerca vendetta per la morte del proprio padre attraverso metodi poco etici. Proprio questo rispecchiamento del protagonista in lui rappresenta per il ragazzo un ottimo biglietto da visita per entrare nel Team Arrow, con l’ulteriore pregio di essere in realtà l’unica recluta veramente voluta dal leader.

L’episodio nella sua totalità risulta quindi assolutamente ben strutturato, con un approfondimento non da poco sui personaggi principali e con dei promettenti nuovi arrivi, che vanno ad arricchire la coralità dello show. L’unica pecca davvero evidente risulta essere in questa puntata la storyline di Diggle, che ruba una parte cospicua del minutaggio, ma resta tuttavia inconcludente e noiosa, data la sua indipendenza e lontananza dagli eventi principali (almeno per ora).

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A Matter Of Trust

Come accennato in apertura, questa terza puntata può essere considerata come direttamente consecutiva alla seconda, nonostante il gap settimanale venga addirittura sottolineato: tutte le storyline affrontate infatti mettono -o almeno, sembrano mettere- la parola FINE ai discorsi iniziati nell’episodio precedente.
Primo fra tutti, il problema del reclutamento doppio che Oliver e i suoi aiutanti si trovano ad affrontare: da un lato abbiamo infatti i wannabe vigilanti, dall’altro viene formalizzata l’entrata in carica del nuovo vicesindaco Lance, non senza alcuni intoppi.

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Alle tre reclute che si stavano addestrando nella puntata precedente, ossia Curtis, Evelyn Sharp e Rene Ramirez, si è aggiunto Rory Regan, aka Ragman, il quale compare per poco rispetto agli altri, ma è al centro delle scene che hanno come protagonista Felicity. Se infatti nello scorso episodio faceva da “contorno” al focus su Oliver, in questo la bionda si riscatta, ottenendo una storyline tutta sua che non può far altro che vertere su quanto accaduto a Havenrock. Durante l’incontro tra Green Arrow e Ragman, infatti, il ragazzo aveva rivelato di essere l’unico sopravvissuto alla distruzione di quella cittadina e di essere pronto a tutto pur di vendicarsi: adesso assistiamo dunque al logorante senso di colpa che Felicity prova per aver condannato decine di migliaia di persone a una morte terribile, al netto dei milioni che ha salvato, affrontandolo in maniera molto soft, ma efficace.

Nonostante il pericolo che Rory rappresenta dopo la confessione della donna, la testa matta dell’episodio si rivela ancora una volta essere Rene, aka Wild Dog, il quale, ricordando la testardaggine del suo nuovo capo, decide di affrontare uno spacciatore di Stardust (che prende il nome dalla guest star dell’episodio) senza l’aiuto di Green Arrow, peggiorando la situazione.
La paternale di Oliver non tarda ad arrivare, ma tutto è bene quel che finisce bene e la storyline dello spacciatore invincibile, piuttosto banale e poco intrigante, si conclude con lo schieramento di tutte le nuove reclute in campo, permettendoci di vedere per la prima volta il nuovo team all’azione. Una scena emblematica sulla scia della nuova fiducia instauratasi tra le reclute e i loro leaders è il momento in cui Oliver e Felicity mostrano loro la Arrowcaverna, dove sono conservati ancora i costumi dei loro vecchi compagni (chi non si è commosso almeno un po’?).

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A proposito di vecchi membri del Team Arrow, in questa puntata assume un senso la storyline di Diggle presentata la settimana scorsa: gli avvenimenti in Cecenia erano finalizzati a portare il militare dietro le sbarre, in modo da mostrare di nuovo i suoi sensi di colpa per la morte del fratello. A questo proposito abbiamo trovato molto coerente e toccante l’allucinazione di John, che rivede Deadshot, rendendosi conto che l’odio che ha rivolto a quell’uomo è esattamente quello che dovrebbe provare per se stesso (questo nella sua ottica, s’intende).
Questo senso di colpa, porta Dig a rifiutare ogni tentativo dell’amata Lyla a tirarlo fuori dal carcere, ritenendo in un eccesso di depressione che quella punizione sia semplicemente ciò che merita per essere stato la causa delle morti di Laurel e del fratello: a causa di questa resistenza, il capo dell’ARGUS si ritroverà a fine puntata a chiedere aiuto ad Oliver per far evadere il marito, evento che probabilmente vedremo la prossima settimana e che potrebbe rivelarsi o estremamente interessante o infinitamente noioso.

Continuando sulla scia degli ex-vigilanti, torniamo al municipio di Star City, dove il sindaco più incapace del mondo e la sua sorellina si ritrovano nel bel mezzo di una shitstorm, che non tarderanno però a mitigare: in questo contesto conosciamo l’insopportabile giornalista Susan Williams, che avrà da subito un rapporto di rivalità con Thea.
La Williams non è l’unico nuovo acquisto dell’episodio, dal momento che figura tra gli attori anche Josh Segarra nei panni di Adrian Chase, nuovo procuratore distrettuale di Star City nonché sostituto di Laurel, il quale per ora viene appena introdotto, ma sicuramente emergerà meglio in futuro.

Insomma, una puntata che si presenta strettamente legata alla precedente, ma che non riesce ad eguagliarne il livello, a causa di un carattere forse troppo sbrigativo. Tuttavia, le buone intenzioni ci sono, così come l’intrattenimento e la coralità della narrazione, motivo per cui la puntata riceve tre porcamiseria e mezzo su cinque.

3.5

 

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Note a margine

  • La maschera di Curtis nel terzo episodio e la citazione del film richiamano direttamente al suo alter ego fumettistico, Mr. Terrific
  • Oliver e la salmon ladder sono la vera ship dello show
  • Il fidanzato di Felicity, per quanto abbia un aspetto poco furbo, potrebbe rivelarsi più importante di quanto pensassimo e sarebbe decisamente ironico vedere la sua reazione nello scoprire la sua doppia vita e le sue bugie
  • Flashback carini, ma meglio non sperarci troppo, ormai abbiamo imparato

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