Arrow5×17 Kapiushon – 5×18 Disbanded

Doppietta deludente per Arrow, che prima ci porta in Russia - e nella mente di Oliver Queen - e poi porta la Russia direttamente a Star City. Ma per quanto si impegni, il risultato finale non è affatto all'altezza delle aspettative.

0.0

Doppia recensione per Arrow, e stavolta l’accoppiata non potrebbe essere più diversa. Se Kapiushon è un episodio quasi claustrofobico, che punta molto sull’introspezione e sui flashback in quel della fredda Russia, Disbanded è contrariamente una delle puntate “classiche” a cui ci ha abituato Green Arrow: azione, lavoro di squadra, finale abbastanza inaspettato. Che gli sceneggiatori siano riusciti o meno nell’intento che si sono prefissati scrivendo questi episodi, è tutto un altro discorso.

This Darkness Inside

Il tema dell’oscurità annidata dentro Oliver Queen è ormai qualcosa di trito e ritrito, e condire l’ennesimo tuffo nella contorta psiche dell’ex golden boy donnaiolo con una sorta di morale, scodellata da un Adrian Chase sempre più psicopatico – seriously, qualcuno mi sa spiegare come ha fatto a diventare un cattivo così credibile in tre episodi? – non è esattamente la scelta più vincente di tutte. Prometheus si è levato la maschera, si è mostrato a Oliver per com’è davvero: un groviglio di vendetta, sarcasmo e disillusione. Il procuratore che abbiamo conosciuto nei primi episodi si è spogliato di cravatta e completo firmato ed è diventato ciò che tenta di far ammettere al rampollo dei Queen per quaranta minuti di tortura. Un mostro, puro e semplice.

Il passato di Oliver è noto e sono ormai cinque anni che assistiamo alla sua lenta discesa in un’oscurità sempre più densa. Non è certo una novità la lieve tendenza che aveva The Hood – il Cappuccio, Kapiushon come l’hanno chiamato in Russia – nell’uccidere chiunque avesse “deluso questa città”, ergendosi a giustiziere mascherato per un bene superiore. Chase riesce laddove lo spettatore era già arrivato stagioni fa: strappa a Oliver la tremenda confessione che uccidere è qualcosa che gli piace, eccome. Gli piace e non basta un cappuccio per ammantare un buio che rischia di divorarlo.

Prometheus, incredibilmente, si è trasformato in un villain piuttosto credibile.

Le scene della tortura – Adrian ha una fantasia e una crudeltà notevole, non c’è che dire – sono anche piuttosto reali nella loro crudezza, e la recitazione di Stephen Amell riesce a essere sufficientemente espressiva senza uscire dal personaggio o strafare. Allora cos’è che stona in tutto ciò? Possiamo parlare di Artemis che è tornata dal nulla per fare da “finta” vittima sacrificale – qualcuno si è chiesto che razza di fine avesse fatto? – oppure del fatto che il cambiamento di Chase sia stato davvero troppo repentino rispetto a come si comportava solo tre episodi fa. Oppure possiamo constatare quanto siano diventati deboli i flashback, funzionali esclusivamente a mostrare come Green Arrow sia diventato il mostro che ne hanno fatto. Precisiamolo, il loro scopo è sempre stato più o meno quello – riallacciarsi insospettabilmente alla storia principale – ma stavolta si salvano solo per Ivan Drago e Anatoly; per il resto, l’episodio scorre piuttosto liscio nella sua claustrofobia perché Prometheus, incredibilmente, si è trasformato in un villain piuttosto credibile. Considerato che siamo a cinque puntate dalla fine, è un po’ troppo tardi.

3

 

Ognuno per sé

Come ogni storia insegna, l’eroe deve prima spezzarsi per risorgere dalle ceneri, rinnovato e pronto ad affrontare le difficoltà. Quindi, in realtà abbastanza a sorpresa a dirla tutta, Adrian Chase riesce nel suo intento e fiacca lo spirito di Oliver Queen a tal punto che, dopo la faticosa ammissione del gusto che prova a essere un assassino, lo lascia andare – bruciandogli il marchio fattogli dalla Bratva come monito del tempo trascorso insieme. E per l’appunto, a chi si rivolge Oliver una volta sciolto il Team Arrow in preda allo sconforto? Ad Anatoly e ai suoi “fratelli” russi, con una semplice richiesta: uccidere Adrian Chase.

Ma la Bratva non è certo il circolo del cucito; per quanto l’amicizia che leghi il capo della Mafia Russa a Mr. Queen sia sincera c’è sempre un prezzo da pagare per il favore. Fatto sta che Oliver offre alla Bratva un biglietto in prima fila per diventare gli unici spacciatori di una droga rivoluzionaria: dà il suo via libera, in parole povere, al saccheggio di un camion carico di farmaci utilizzabili per creare questa nuova sostanza, e lo fa esclusivamente perché gli serve l’aiuto di Anatoly.

Oliver ha deciso di seppellire un istante la sua coscienza da vigilante per perseguire il fine superiore di togliere di mezzo qualcuno che l’ha piegato fino a spezzargli la schiena. E a nulla servono i saggi consigli di Diggle, o l’atteggiamento a dir poco “strano” di Felicity – sempre più invischiata con Helix. Green Arrow torna a più miti consigli, tuttavia, fin troppo in fretta: il suo animo da eroe era talmente scosso che la decisione di servirsi della Mafia Russa e lasciar vincere Chase è durata meno di un episodio. Inserire qui ironia a piacere, prego.

Non è possibile strutturare un episodio coerente e un cambiamento così traumatico come quello che avrebbe dovuto affrontare in questo modo: la perdita di credibilità che sta affrontando Arrow, purtroppo, è fin troppo evidente. Dovessimo metterci qua e elencare i buchi di trama, temo che la recensione diverrebbe una dissertazione di dieci pagine almeno, e la conclusione sarebbe sempre la stessa: la quinta stagione è partita bene, davvero bene, e si è spenta gradualmente dopo il centesimo episodio, senza possibilità di appello. Intendiamoci, è gradevole da guardare e gli episodi riescono ancora a coinvolgere, ma siamo ben lontani dai fasti delle prime stagioni. Se il futuro di Green Arrow dev’essere questo, forse sarebbe preferibile non vedere come prosegue.

2.5

 

La severità dei giudizi è data principalmente dalla delusione che qualsiasi spettatore dovrebbe provare nel vedere quello che avrebbe dovuto essere il prodotto di punta del DC Universe ridursi a un’accozzaglia di nuovi personaggi abbozzati, tizi mascherati che compaiono e scompaiono – qualcuno ha detto Vigilante? – e villain che diventano tali solo quando la stagione è praticamente finita. E da Arrow, che ha sempre fatto le cose per bene, non è qualcosa che ci si aspetta.

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