Arrow5×22 Missing – 5×23 Lian Yu

Nella doppietta finale, Arrow tenta di risollevarsi da una stagione che ci ha fatto storcere il naso per parecchi motivi. E in parte, ammettiamolo, ci riesce: con un ritorno alle origini e una puntata corale, ci regala emozioni e un colpo di scena finale che renderà dura aspettare fino all'autunno per scoprire cos'è davvero accaduto. Curiosi?

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Nella doppietta finale, Arrow tenta di risollevarsi da una stagione che ci ha fatto storcere il naso per parecchi motivi – buchi di trama, facilonerie, personaggi dallo spessore caratteriale di un cucchiaino o completamente dimenticati (Ragman, where are you?) – e che, in questo pre e season finale, ci ricorda il suo punto di forza: gli episodi corali. Sì, perché i soci di Oliver, tutti scomparsi uno dopo l’altro in Missing, hanno sempre dimostrato puntata dopo puntata di saper costruire un valido team di supporto all’Eroe. Oliver Queen, ancora una volta, sa bene che quando il gioco si fa duro non bastano più gli amiciLian Yu, concludendo un ciclo, riporta infatti sullo schermo vecchie e nostalgiche conoscenze. Ma andiamo con ordine.

One by one

Il piano di Chase – che ricordiamolo, è sempre stato un passo avanti a tutti da ormai parecchi episodi – comincia a prendere forma. La vendetta non è completa senza uno scontro finale, del resto, nella perfetta tradizione di qualunque regolamento di conti. Nel tentativo di farsi liberare, dunque, sguinzaglia tutti i suoi alleati – raccattati persino da universi paralleli, ciao Laurel di Terra 2 – e preleva ogni componente del Team Arrow, inizialmente in sordina. Rene che non si presenta all’incontro con l’avvocato per l’affidamento della figlia, Dinah che sparisce misteriosamente, tutti quanti per un motivo o per l’altro vengono prelevati da Chase e i suoi. Incluso il figlio di Oliver, William.

Che ad Adrian Chase piacesse giocare sporco non è una novità, ma che coinvolga anche il figlio di Oliver è una bassezza che conferma quanto il suo sia un villain costruito per non piacere al pubblico, neanche un po’. Contrariamente ad altri avversari con cui si è scontrato Green Arrow in passato, Chase non ha speranza di redenzione; è soffocato dal suo odio e dal bisogno di vendetta, un’impulso che è cresciuto come un arbusto contorto e che ha fatto marcire qualsiasi scrupolo potesse avere. Slade era sotto effetto del Mirakuru, Darkh aveva tutto sommato uno scopo “alto” – esulava da Oliver, con le sue megalomani speranze di rifare il mondo da capo – mentre Ra’s Al Ghul e la Setta degli Assassini conferivano al tutto un’aria epica. Chase, invece, vuole solo assistere alla disfatta fisica, morale e affettiva di Oliver Queen – che, se ci pensate bene, è persino più disturbante di tutti gli altri villain.

Per l’appunto, il confronto tra Adrian e Oliver, quando quest’ultimo capisce che tutti attorno a lui sono stati sequestrati e che è coinvolto anche suo figlio, mostra una violenza da parte dell’eroe – che solitamente il controllo non lo perde troppo spesso – molto indicativa. Alla fine, Chase riesce a non essere trasferito in un’altra prigione: Oliver lo lascia andare, non prima di essersi segnato “l’appuntamento” a cui è atteso. Pur essendo criptico, Mr. Queen sa fin troppo bene dove avverrà il loro regolamento di conti, perché tutta la sua vita ruota attorno a quell’isola: Lian Yu.

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Purgatorio

Oltre alla coralità, altro punto di forza di Arrow – escludendo gli episodi in cui, non si sa perché, i registi sembrano essere sotto effetto di acidi – sono sempre state le scene di combattimento: le coreografie, l’intensità e i tagli della camera conferiscono alle scene d’azione la giusta credibilità, senza l’utilizzo della CGI (The Flash, parliamo con te) e con il giusto pathos. Uno spettacolo da guardare, dunque, quest’ultima puntata.

Certo, le scene di combattimento la fanno da padrone, ma è l’intensità di questi quaranta minuti a lasciare davvero colpiti: allora gli sceneggiatori sanno ancora come si fa, viene naturale pensare, a costruire un episodio che funzioni davvero. Forse il migliore della stagione, e non solamente per la regia e le scelte stilistiche. Senza troppo sforzo, ogni personaggio stavolta funziona davvero, anche le vecchie conoscenze di cui abbiamo accennato a inizio articolo. Chi di noi, in tutta coscienza, non è stato contento di rivedere sullo schermo Slade Wilson alleato di Oliver? L’improbabile e provvisorio Team Arrow che Oliver recluta per raggiungere Lian Yu – Malcom Merlyn e Nyssa – con l’aggiunta di Slade regala a tutto l’episodio il sapore dei fasti della seconda stagione. E poco importa se Slade si è macchiato dell’omicidio della madre di Thea e Oliver, o se Nyssa e Malcom non si sopportano: funzionano, e anche molto bene.

Tutti i protagonisti, in questi quaranta minuti, trovano il proprio scopo e una degna conclusione: se Malcom arriva a sacrificarsi per Thea – presumiamo che sia davvero morto, anche se con lui non è mai detto – e Slade regala perle di psicologia insospettabilmente valide a Oliver, Nyssa si scontra finalmente con la sorella Talia per una resa dei conti, Quentin si “libera” del fantasma di Laurel e Felicity e Oliver paiono arrivare a una mezza risoluzione dei loro problemi. Tutto troppo bello per essere vero. Adrian Chase, infatti, ha programmato tutto quanto: non riuscendo più a manipolare la psiche di Oliver, pensa da solo a far sì che anche alla fine le cose vadano esattamente come vuole lui. Dopo aver minato tutta l’isola con cariche esplosive, collegate direttamente alla sua vita, pone Green Arrow davanti all’ultimatum definitivo: salvare suo figlio e lasciar morire tutti gli altri rimasti sull’isola, uccidendolo, oppure guardare William morire e risparmiare tutti gli altri.

Chase esce definitivamente di scena col botto, esattamente come si era annunciato: sparandosi alla tempia e innescando le bombe su tutta Lian Yu, trasformando il “Purgatorio” in un vero e proprio Inferno. Ha gettato anche noi tra le fiamme, in effetti, dato che non sapremo fino a dopo la pausa estiva se tutti i presenti sull’isola, alla fine, sono riusciti a salvarsi con un aereo che tecnicamente non poteva decollare. La CW, quest’anno, ha acquisito una vena sadica con i season finale difficilmente paragonabile.

Per tirare le conclusioni, i flashback sono terminati ufficialmente con quest’ultima puntata: l’Oliver Queen di cinque anni fa, dopo aver ucciso Kovar e aver orchestrato tutto quanto, riesce finalmente a farsi trovare da una barca di pescatori per tornare alla civiltà, alla sua vita reale, insomma. E a questo proposito, la telefonata con Moira ha una carica emotiva che stempera tutti i combattimenti a cui abbiamo assistito nella puntata in una punta di dolcezza. Un plauso a Stephen Amell per essere passato dall’espressività di un comodino nella prima serie – un bellissimo comodino, ma ciò nondimeno – a farci commuovere.

4

 

Tre alla penultima e quattro porcamiseria per il season finale, che arriva come una ventata d’aria fresca dopo una stagione che, ci spiace dirlo, ci ha fatto annaspare parecchio. Troppe le storyline lasciate incomplete: Vigilante? Ragman? Evelyn – che senso ha avuto introdurla, se non come spalla momentanea di Chase? Prometheus, per quanto sul finale si sia rivelato uno dei migliori villain che la serie abbia avuto, ha mancato di mordente in tutta la prima metà dell’arco narrativo, lasciando ristagnare il tutto. Non basta un bell’episodio – coerente, ben girato e ben recitato – per risollevare le sorti di un’intera stagione. Speriamo che l’anno prossimo sappia fare di meglio.

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