Arrow6×02 Tribute – 6×03 Next Of Kin

Questa settimana, doppia recensione per Arrow, in cui troviamo Oliver e Diggle alle prese con le conseguenze per l'ultima rivelazione fatta dai media. E se Oliver ha i suoi problemi in "Tribute", John dovrà affrontare ben più di una decisione scomoda in "Next of Kin". I due volti dell'eroe mascherato analizzati in queste puntate, purtroppo con qualche pecca qua e là.

6.7

Questa settimana doppietta per Arrow, che si ritrova stavolta ad affrontare temi visti e rivisti in una nuova salsa: la famiglia. L’identità segreta di Oliver Queen è sempre stata essenziale allo svolgimento della sua attività da vigilante – contrariamente a quella di Barry Allen come Flash dato che, ricordiamolo, ormai lo sanno anche i sassi chi si nasconde sotto la maschera rossa – e, considerata la chiusura della season première, gli sviluppi non si sono fatti attendere. Le due puntate che ne sono uscite sono l’analisi alle conseguenze di una tale rivelazione, anche se smorzata dai soliti escamotage, quando hai qualcuno a cui rendere conto: un figlio.

Tribute

Come già accennato, la serie ha sempre trattato l’identità da vigilante mascherato di Oliver – prima The Hood, poi Arrow e via discorrendo fino alla sesta stagione – con un occhio di riguardo, proprio perché tutta la storia si impernia su questo: la redenzione di qualcuno che, all’apparenza, deve rimanere il solito bamboccione svagato pieno di soldi. Un po’ alla Bruce Wayne, insomma, ma senza tutta la cupezza e follia che ha corrotto Gotham. Arrow è sempre stato più incline alle botte – detto terra terra – piuttosto che alle riflessioni; va da sé, tuttavia, che per costruire un personaggio che non sia piatto come una tavola, un po’ di spessore psicologico va aggiunto. E così, ecco nascere tutta la delicata questione della segretezza, rielaborata davvero in ogni salsa possibile. Gli autori, per questa stagione, hanno deciso di dare un ulteriore fardello a Oliver Queen: William, un figlio capitato tra capo e collo quando la madre è morta grazie a Chase nello scorso finale di stagione.

Inutile sottolineare quanto l’arrivo di qualcuno a cui rendere conto – non la fidanzata che aiuta a combattere il crimine, ma un figlio che ti ritiene responsabile diretto della morte della madre – abbia cambiato parecchie dinamiche. Oliver è sempre più assente e non riesce a svolgere adeguatamente né il lavoro di sindaco – anche per colpa di Anatoly, che per quanto qua faccia il villain è sempre un tesoro – né quello di Green Arrow; la promessa fatta a William, il tornare sempre da lui, non ha la sicurezza di poter essere mantenuta. Forse è un pochino frettolosa, questa conversione di Oliver alla vita familiare, ma c’è pur sempre da apprezzare il fatto che il motivo del cambiamento – scommettiamo momentaneo – ha radici abbastanza salde.

Restano due incognite. Innanzitutto, Diggle ha ammesso un problema da non sottovalutare, ovvero la lesione degenerativa al nervo in seguito a una delle esplosioni sull’isola. Ora, dal punto di vista medico, non è chiaro se davvero una lesione possa essere degenerativa e soprattutto non operabile, ma soprassediamo. La questione da risolvere è che, oltre ad aver quasi ammazzato Rene per non essere riuscito a sparare al suo aggressore, ha rischiato anche di far fare una brutta fine a Dinah – che non le manda certo a dire: un compagno compromesso, su un campo pericoloso, non è tollerabile. Sarà in grado di assolvere la nuova promozione a capo del Team Arrow? E soprattutto, perché non ha detto niente? Anche lui ha un figlio e una moglie, eh, non dimentichiamolo.

Seconda ma non meno importante faccenda: se Anatoly ha ammesso di non aver mandato lui ai media la foto incriminante di Oliver a viso scoperto vestito da Green Arrow – rivelatasi poi davvero modificata – chi sarà stato? Probabilmente c’è sotto davvero qualcosa di più.

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Next of Kin

Il grande protagonista di questo episodio è per l’appunto il sostituto Green Arrow: John Diggle, il quale si ritrova a fare i conti con una squadra che sembra scettica della sua capacità di riuscire a riempire adeguatamente il ruolo di Oliver e, soprattutto, con la difficoltà di prendere decisioni scomode in situazioni pericolose. Il signor Queen, diciamolo, ha sempre avuto un grande pelo sullo stomaco nell’essere leader di un gruppo di vigilanti che non sempre la pensano come lui – soprattutto Rene, che da bravo wild dog va direttamente alla fonte del problema e chiede a Oliver di tornare, dopo che Diggle si è letteralmente bloccato in una situazione di crisi.

John è sempre stato un personaggio interessante, nell’economia di Arrow: partito come guardia del corpo e diventato braccio destro di Oliver nella lotta al crimine, il discorso che gli fa proprio il Green Arrow originale conferma questo aspetto. Felicity avrà sicuramente contribuito a rendere Oliver meno “selvatico” e più umano – dopo anni e anni passati a sopravvivere uccidendo chi capitava o addestrato da Sette di Assassini – ma è stato John Diggle a rendere The Hood un eroe vero e non semplicemente un giustiziere che segue pedissequamente una lista di condannati. È stato lui a forgiare Green Arrow, credendo nella possibilità di redenzione di Oliver, la stessa contro cui l’attuale sindaco sta combattendo ancora adesso stando vicino a suo figlio. E il fatto che Queen Junior riconosca questo merito a John, è lo sprone per diventare quel leader che l’altro sa che può essere. Che sia riuscito o meno, questo scambio di ruoli, è tutto un altro discorso.

Il ritratto del nuovo boss del Team Arrow che ci viene proposto, inoltre, ha un’ombra da non sottovalutare: il discorso fatto a Dinah giusto la puntata prima, in cui accusava un tremore al braccio destro – paradossalmente, lui che è sempre stato proprio “il braccio destro” di Green Arrow – preoccupa soprattutto Black Canary, che si chiede quanto potrà andare avanti a reggere la scena con tutti prima di ammettere di essere compromesso. E persino l’FBI si sta chiedendo come mai Green Arrow abbia smesso di scoccare frecce per catturare i criminali.

La soluzione trovata da Felicity e Curtis – una balestra, per ovviare al problema di non essere un arciere – sembra suggerire un miglioramento nelle condizioni di Diggle, data la mira precisa. Ma l’ombra di cui parlavamo sta proprio qua: quale eroe si serve di chissà quale droga per stabilizzare un tremore potenzialmente fatale a tutti i componenti del team? Arrow ha sempre parlato di anti-eroi, certo, e Diggle di sicuro non vuole deludere nessuno. Ma la strada più facile e le bugie, l’abbiamo già visto più volte con tutti i segreti di Oliver, portano solo guai.

Per il resto, la storyline familiare di Oliver prosegue senza troppo entusiasmo né scossoni, tranne un telefonatissimo ritorno di fiamma per Felicity. Era solo questione di tempo, dato che la bionda si è dimostrata in grado di interagire perfettamente con William. Questa è forse la parte più debole di questa stagione, che tuttavia sta risentendo positivamente dell’assenza di flashback – ormai diventati fin troppo ripetitivi nel costruire la struttura della stagione. Tuttavia, a noi Oliver piace più come tormentato vigilante che come padre amorevole che prepara uova strapazzate a colazione e si preoccupa del compito di matematica del figlio. Ma è anche vero che è solo questione di tempo, prima di vedere cos’ha in serbo realmente questa sesta stagione. E lo speriamo.

Porcamiseria
  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
6.7/10

In breve

La doppietta di Arrow si guadagna poco più della sufficienza; tecnicamente resta “bello” da guardare – coreografie dei combattimenti ben fatte, regia piacevole – ma la storia sa abbastanza di visto e rivisto. E John Diggle come Green Arrow non è una scelta troppo azzeccata. Si salva per l’universo narrativo che ha saputo costruire negli anni, con personaggi credibili e spunti interessanti. Pur confermandosi una delle migliori serie supereroistiche nel comparto CW, siamo lontani dai fasti delle prime stagioni.

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Porcamiseria

6.7

La doppietta di Arrow si guadagna poco più della sufficienza; tecnicamente resta "bello" da guardare - coreografie dei combattimenti ben fatte, regia piacevole - ma la storia sa abbastanza di visto e rivisto. E John Diggle come Green Arrow non è una scelta troppo azzeccata. Si salva per l'universo narrativo che ha saputo costruire negli anni, con personaggi credibili e spunti interessanti. Pur confermandosi una delle migliori serie supereroistiche nel comparto CW, siamo lontani dai fasti delle prime stagioni.

Storia 6 Tecnica 7 Emozione 7
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