Arrow6×06 Promises Kept – 6×07 Thanksgiving

Doppia recensione per Arrow, per due episodi che non potrebbero essere più diversi tra loro - uno che funziona meglio dell'altro, di sicuro. Tra vecchie conoscenze e nuove rivelazioni per il futuro, il team Arrow si barcamena tra due leader e un cattivo che sembra davvero sapere il fatto suo stavolta. Anche se, forse, è presto per dirlo.

6.7

Una doppietta molto diversa per Arrow, questa settimana; in Promises Kept assistiamo al diretto completamento della puntata precedente, in cui avevamo lasciato Slade Wilson faccia a faccia con il suo figliolo ritrovato – non proprio uno stinco di santo, quando si dice “tale padre”. In Thanksgiving invece, a parte i forzati riferimenti alla popolare festa del Ringraziamento in una puntata in cui questa ricorrenza c’entra giusto per il calendario e le pessime battute sui tacchini, c’è una svolta di trama abbastanza importante. Nel complesso, due episodi molto diversi tra loro che iniziano a funzionare quando sforna qualcosa di cui abbiamo spesso parlato: la coralità.

Promesse mantenute

Manco a dirlo, il titolo è l’esatto riassunto di quaranta minuti di puntata; ogni personaggio o quasi si trova alle prese con una promessa fatta a qualcuno tempo fa ed è inutile ribadire che, spesso, questi patti non sono stati mantenuti. È il caso di Slade Wilson e dell’intreccio di promesse fatte al figlio – non lasciarlo più, qualunque cosa accada – e quella fatta al fantasma di Shado, uccidere Oliver Queen per quello che le ha fatto, che ancora lo perseguita. La follia di Wade, a quanto pare, risale a ben prima dell’assunzione del Mirakuru. Anche Oliver e Diggle sono incastrati nelle loro promesse: se l’uno ha giurato al figlio di non vestire più i panni di Green Arrow, per il timore di non tornare più a casa da lui, l’altro non riesce più a sostenere il peso della promessa fatta di diventare il nuovo vigilante con arco e frecce.

Sebbene siano tutti temi piuttosto interessanti da affrontare, il difetto principale di questo episodio sta nella faciloneria di parecchie situazioni. Ovvero, la linea temporale dei flashback di Slade, precisamente, quando si colloca? Facciamo fatica a incastrare alla perfezione il pre-Mirakuru di cinque/sei anni fa e il ritorno di Deathstroke in quel di Star City per tentare di togliere di mezzo Green Arrow – il che non fa altro che confermare quanto ormai la struttura a flashback sia una stagnante spina nel fianco per questa serie. Fortunatamente dura poco, ma la storyline di Slade e Oliver, del tutto scollegata dalla continuity di questo episodio, è di sicuro il comparto più debole. D’accordo che il novello sindaco a tempo pieno non veste più il cappuccio, ma diamogli un’occupazione più convincente che non sia il pirlare in giro aiutare Slade a far pace con il figlio. Menzione doverosa per le capacità recitative del suddetto Kane, tra l’altro, espressivo quanto un comodino.

L’altro difetto, anche se meno evidente, è la bugia dalle gambe corte di John Diggle, che si trova suo malgrado ad affrontare faccia a faccia il suo problema di dipendenza da steroidi: quando ti trovi davanti una banda di criminali assassini e scopri che il loro leader altri non è se non il tuo spacciatore, la faccenda si fa grama. Ma qual è il difetto, dicevamo? Il colpo di scena dell’incontro/scontro tra i due non è male, ma le scuse frettolose di Diggle al team Arrow quando finalmente si rende conto che non riesce più a tenere nascosto quel segreto sono fin troppo sbrigative, senza che dagli altri traspaia una reale preoccupazione per il fatto che qualcuno di compromesso abbia coscienziosamente assunto un ruolo che non è in grado di ricoprire al meglio. Una superficialità di fondo che si poteva evitare, per rendere una puntata “carina” qualcosa di più.

Thanksgiving

Ah, gli americani e il Ringraziamento. Come già anticipato nell’introduzione, Arrow non si concede una vera e propria puntata a tema – avrebbe stonato, in effetti – ma non si risparmia neanche dall’introdurre qualche riferimento qua e là a una delle feste più sentite negli States. Contrariamente alla puntata precedente, comunque, questo episodio mostra il vero punto di forza della serie: la già citata coralità. Quando tutte le storyline convergono insieme e il team Arrow è al completo – con il suo giusto leader, subentrato momentaneamente dopo che il fisico di Diggle inizia a cedere per tutti i pastrocchi che ha fatto tra steroidi e chip sperimentali – la storia funziona. E pure bene. Talmente bene che anche la parte meno coinvolgente, ovvero l’indagine dell’FBI sulla “presunta” colpevolezza di Oliver come vigilante, stavolta appassiona e si incastra perfettamente nella trama.

Punto dolente resta comunque Diggle: il fatto che sia fuori gioco per un po’ è uno spunto interessante, è la messa in scena a essere abbastanza carente; la delusione di Oliver è quasi troppo sbrigativa, sebbene la chimica tra i due attori sia sempre molto buona, e funge quasi forzatamente da escamotage per far tornare almeno per il momento Oliver sotto il cappuccio di Green Arrow. E meno male, si potrebbe aggiungere, dato che si respira una ventata d’aria fresca che ormai da qualche episodio iniziava a farsi stagnante.

Coralità, si diceva, e Stephen Amell è diventato davvero bravo a fare da collante tra tutti i membri della sua squadra: la sequenza allo stadio, l’arresto e l’accusa pubblica di essere Green Arrow, l’incontro orchestrato da Cayden James. Michael Emerson è sempre una gioia per gli occhi ed è la piacevole conferma che questa stagione – perché presumiamo che questo ciclo non finisca al mid-season – avrà finalmente un cattivo degno di questo nome. Il loro dialogo è semplice eppure d’impatto; James, con aria pacata, conferma di agire spinto dalla motivazione più banale eppure più viscerale che possa muovere qualcuno: la vendetta. Manco a dirlo, sembra un po’ il leit motiv dei villains di Arrow – a quanta gente ha pestato i piedi Oliver Queen, ci si chiede. Insomma, anche grazie a lui, la puntata funziona piuttosto bene. Si chiude sul risveglio miracoloso di Thea, anche se non è ben chiaro il futuro dell’attrice in questa serie. Non ci resta che stare a vedere.

  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
6.7/10

In breve

Questa media è una sufficienza abbondante, perché se “Thanksgiving” si guadagna un 7 pieno, “Promises Kept” non arriva alla sufficienza. Facilonerie, una recitazione discutibile, storyline completamente sconnesse tra loro. Un filler fatto male o quasi, insomma. Oliver Queen sotto il cappuccio, invece, fa sempre la sua porca figura.

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7/10 (3 votes)

Porcamiseria

6.7

Questa media è una sufficienza abbondante, perché se "Thanksgiving" si guadagna un 7 pieno, "Promises Kept" non arriva alla sufficienza. Facilonerie, una recitazione discutibile, storyline completamente sconnesse tra loro. Un filler fatto male o quasi, insomma. Oliver Queen sotto il cappuccio, invece, fa sempre la sua porca figura.

Storia 6 Tecnica 7 Emozione 7
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