Doctor WhoNew Year Special: Resolution

Una nemesi storica del Dottore minaccia la Terra per Capodanno (e no, non è il cotechino con le lenticchie).

7.2

In occasione dell’episodio speciale di Capodanno di Doctor Who, la redazione si è fatta in tre per recensire quello che è a tutti gli effetti un prologo e un epilogo alla stesso tempo, segnando la fine di un’altalenante undicesima stagione (di cui vi abbiamo parlato qui) e l’inizio della (lunga) attesa per la dodicesima. Come i tre Custodi dell’episodio, i tre whovian di SerialFreaks hanno preservato per voi la loro opinione, che alla fine si è ricomposta in questa recensione.

ATTENZIONE! Essendo stata chiusa, la UNIT per ripicca ha disseminato spoiler oltre questo punto.

Cosa c’è di meglio di un Capodanno nelle fogne? State rivalutando il vostro cenone dalla prozia? Ecco, è la premessa di una storia che non può che finire male. Fatto a pezzi nel IX secolo per eliminarne la minaccia, un Dalek viene recuperato da una coppia di archeologi che ne affronterà l’indicibile crudeltà. Il Dottore non può che accorrere e cercare di sventare l’ennesimo piano di invasione della Terra della sua arci-nemesi, impicciandosi contemporaneamente nei difficili rapporti genitoriali di AaronRyan. 

Una trama vecchio stile per un episodio che tira fuori dal cilindro il nemico più celebre del protagonista, non senza però che sia passato attraverso gli stessi filtri di svecchiamento che hanno coinvolto il Dottore nella stagione appena conclusasi. Se infatti è stato l’anno dei cambiamenti, non potevano essere tenuti fuori da questi anche i Dalek, che anziché sfoggiare esclusivamente una nuova cromatura, stavolta ci vengono presentati con nuove abilità, giustificate dalla presenza di diverse specie di alieni di Skaro, in particolare, quella che vediamo qui all’opera è una delle più antiche, il cui scopo è invadere e, ovviamente, sterminare.

Così parte dell’episodio è deputata all’introduzione sia della nuova razza sia genericamente ai vecchi nemici, assenti da diverso tempo nello show e quindi potenzialmente sconosciuti ai nuovi spettatori.

Chibnall azzarda qualche licenza di troppo, ma senza stravolgere l’essenza dei Dalek, che appaiono spietati anche se rappresentati qui da un solo essere; la portata della minaccia in realtà sembra sempre limitata, sia perché non viene mai mostrata in azione nella versione tentacolare (opportunamente mascherata da tagli del montaggio), sia perché l’armatura, per quanto parte integrante dell’iconografia whovian, da sempre è stata ostacolante. Inoltre l’idea che ci sia una flotta di Dalek da contattare risulta molto confusionaria, in quanto il Dottore dovrebbe aver messo fine (più e più volte) alle scorribande dei terribili mostri, per cui l’affannarsi a interrompere la trasmissione della comunicazione viene avvertito come eccessivo.

Nonostante la dichiarazione che non si sarebbero visti nemici classici, lo speciale di Nat… ehm… Capodanno riporta il nemico per antonomasia in un confronto testa a testa che ricorda (forse fin troppo) il sesto episodio della prima stagione, con il confronto tra Nine e il supposto ultimo Dalek esistente. O forse dovremmo dire testa a teste, dato che mentre nel citato episodio il confronto era quasi esclusivamente tra Nine e il Dalek, qui nulla avviene senza che ci sia l’intero Team Tardis a rapporto.

Il risultato è, da una parte, di avere la sensazione del legame stretto ormai esistente tra Thirteen e companion ma, dall’altra, l’impressione di un sovraffollamento che non aiuta la comprensione e la linearità della storia. Inoltre, l’autonomia del Dottore stesso appare limitata, quasi impossibilitato a fare da sé senza i comprimari attorno. Forse tre coprotagonisti sono davvero troppi da gestire per un numero di puntate così elevato.

A farne le spese è chi non ha proprie sottotrame, in particolare Yaz che – dopo il focus di alcuni dei primi episodi – è ormai relegata a poco più di un elemento di supporto, offuscata dal materiale messo a disposizione di Ryan e Graham. Sono proprio loro a rifulgere qui, con Graham che si conferma essere un companion ricco e completo, con una complessità e maturità emotive invidiabili e Ryan che termina il suo percorso di crescita confrontandosi con suo padre Aaron in uno dei dialoghi meglio scritti della stagione.

Un po’ meno funzionante la crescita veloce di Aaron, che passa dall’essere un evidente individuo con problemi di maturità e gestione delle responsabilità a qualcuno che, dopo poche parole, decide di correggere il tiro e diventare un uomo migliore: per quanto Graham sia in gamba, il repentino cambiamento non funziona del tutto

Funziona invece molto bene Thirteen in versione combattiva: una sfaccettatura che attendevamo da tempo e che dimostra – se ancora ce ne fosse stato bisogno – che Jodie Whittaker porta con pieno diritto il manto del Dottore: se nulla può eguagliare l’inquietudine che poteva generare Matt Smith coi suoi lineamenti e modi di fare così particolari, Whittaker dimostra di sapere il fatto suo e le minacce e la forza di Thirteen arrivano e colpiscono nel segno.

Colpisce nel segno – nel senso che va a colpire le gonadi dello spettatore – anche l’ennesimo momento didattico che Chibnall non riesce a evitare in alcun modo: ora, grazie allo showrunner, sappiamo che wi-fi, cellulari e Netflix sono il motivo per cui non si conversa. Praticamente un brutto meme inserito gratuitamente in un episodio del Dottore, che fortuna.

La chiusura della Unit a causa di Brexit è un tentativo di svincolarsi dalla pesante eredità o un modo per introdurre un nuovo elemento di trama nella prossima stagione?

Buona la parte dei rapporti interpersonali, è divertente vedere che la politica (e la Brexit) ha smantellato la Unit per problemi finanziari assortiti, per la costernazione di Thirteen quando cerca aiuto. Un ennesimo tentativo di svincolarsi dalla pesante eredità o un modo intelligente per riportare anche questa trama nella prossima stagione?

Purtroppo Chibnall dimostra ancora di avere qualche problema a gestire la caratterizzazione del Dottore, e alcune leggerezze come il piano della supernova o l’idea di dare una seconda possibilità al Dalek (parliamo della stessa Time Lady non empatica della passata stagione) sono decisamente out of character per essere messi in ombra dall’ottima interpretazione della Whittaker. Così come è assurda l’accettazione supina di Mitch e Lin davanti agli ordini del Dottore, appena apparso con una cabina blu e di cui non sentono il bisogno di approfondire altro. Leggerezza che si manifesta anche nel comportamento della giovane archeologa, che evidentemente ha l’abitudine di toccare tutti gli essere viscidi che incontra e non restarne terrorizzata alla vista.

Dal punto di vista tecnico la puntata conferma l’ottima fotografia degli episodi precedenti, con una manichea quanto azzeccata divisione netta tra toni caldi e freddi a identificare le parti in gioco. Belle alcune inquadrature e l’ultimo passaggio con la sfumatura non del TARDIS ma delle fogne. Pecca, ancora una volta, il comparto musicale, cui viene sottratto persino il tema iniziale, come nella première di quest’anno.

Come per il resto dell’undicesima stagione siamo di fronte a un episodio complesso, forse caotico, ma che quanto meno riporta alcuni aspetti di cui si era sentita la mancanza, non ultimo un TARDIS che finalmente è di nuovo presente, parte integrante e protagonista della vicenda; alcune leggerezze inficiano purtroppo la piacevolezza della visione, non permettendo di godersela appieno. Di Capodanno, a parte qualche accenno, c’è ben poco, anche meno delle atmosfere natalizie degli speciali precedenti. La speranza è che la lunga pausa porti a smussare questi elementi, così da regalarci una dodicesima stagione all’altezza delle aspettative e, soprattutto, delle potenzialità.

P.S. Questo articolo è stato scritto a sei mani, perciò la consueta valutazione è stata sostituita da una media dei voti individuali degli autori.

  • 7.5/10
    Sergio - 7.5/10
  • 7/10
    Giuseppe - 7/10
  • 7/10
    Gabriele - 7/10
7.2/10

Summary

Un buon proposito solo parzialmente rispettato: la presenza della nemesi storica del Dottore (svecchiata) e l’ennesima ottima interpretazione della Whittaker tengono in piedi un episodio dalla trama non particolarmente brillante e segnata da leggerezze evitabili.

Porcamiseria

7.2

Un buon proposito solo parzialmente rispettato: la presenza della nemesi storica del Dottore (svecchiata) e l'ennesima ottima interpretazione della Whittaker tengono in piedi un episodio dalla trama non particolarmente brillante e segnata da leggerezze evitabili.

Storia 7.5 Tecnica 7 Emozione 7
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