Grey's Anatomy16×01 Nothing Left to Cling To

Grey’s Anatomy ritorna anche quest’anno puntualissimo l’ultimo giovedì di settembre, pronto a ripartire con la sua sedicesima stagione. Un numero davvero impressionante, che, dopo la visione di Nothing Left To Cling To ci spinge a chiederci se non sia il caso di concludere definitivamente questa lunga avventura. Si assiste infatti, durante i canonici quarantadue minuti di episodio, ad una season première sottotono, nonché alquanto superficiale ed affrettata. Presi dalla smania di raccontare tutto e troppo in fretta gli sceneggiatori hanno tentato di comprimere settimane di vita dei personaggi in una manciata di minuti, finendo così col riportare solamente un’accozzaglia di eventi senza dar loro il minimo spessore.

Tutto troppo in fretta: la superficialità vince sulla profondità.

Se lo scorso anno l’espediente narrativo della supervelocità temporale era risultato funzionante ed inserito ad hoc in un caso clinico che ne favoriva l’utilizzo, lo stesso non si può dire per Nothing Left To Cling To, in cui il trascorrere del tempo è impiegato unicamente per dare una chiusura sbrigativa alle storyline lasciate aperte al termine della stagione passata.

Sul finale della scorsa stagione, infatti, ci si era lasciati con più di un cliffhanger da manuale, che ora abbiamo avuto la prova di essere stati inseriti solo ed esclusivamente per solleticare la curiosità del pubblico. A questo proposito, l’esempio più eclatante è incarnato da Maggie e Jasckson, con il ragazzo che all’apparenza disperso nella nebbia stava in realtà salvando due scalatori.

Più che incuriosire, i cliffhanger riescono orami solo ad infastidire.

Nulla di nuovo sotto il sole, certo, ma alla lunga questi espedienti infastidiscono notevolmente il pubblico, soprattutto quello di vecchissima data, che si sente non solo tradito ma anche sminuito nella sua intelligenza. La percezione dello spettatore è infatti quella di un racconto forzato e differente rispetto a quello conclusosi lo scorso anno, esattamente come sono forzati i lavori di Meredith e la chimica tra lei e De Luca  che, per l’appunto, è uscito di prigione dopo pochi minuti dall’inizio dell’episodio.

Passando ora ad analizzare il triangolo Teddy-Owen-Amelia: mentre l’anno passato aveva interessato tutto l’arco narrativo stagionale, ora sembra essersi concluso con la scelta di Owen di prendere Teddy come sua compagna di vita. Sarà finalmente la decisione definitiva? Difficile a dirsi, quel che è certo è che dietro l’angolo si nasconde un Koracik incomprensibilmente remissivo pronto a (ri)accogliere la donna tra le sue braccia.

Colei che, invece, era stata lasciata libera, nonché colei che avevamo osannato per la sua volontà di crescere da sola e riprendere le fila della propria vita, è Amelia. Purtroppo, anche questo accenno di profondità nella storyline è stato prontamente spazzato con una facile caduta nel fanservice: la Shepherd, infatti, senza un apparente motivo ritratta le sue parole, affermando ora di voler provare a conoscere meglio il bel Link. A questo punto ci si chiede: a cosa è servito, dunque, il bel discorso di Amelia al termine della scorsa stagione?

Purtroppo gli sceneggiatori sono stati implacabili con la Shepherd, rovinando di fatto l’ottimo lavoro svolto fino ad ora. Se il plot twist della gravidanza può apportare novità alla storia, a patto che venga poi gestito in modo adeguato, è però innegabile che la scrittura del personaggio sia nettamente diversa ed inferiore rispetto a quella a cui ci si era abituati. Ritrovandola al ristorante, o peggio ancora davanti alla De Luca, non si può non domandarsi stupiti (e contrariati) chi sia quell’Amelia insicura e imbarazzata che appare sullo schermo.

Da ultimi ritroviamo infine anche Alex e Jo, che qualche mese fa avevamo lasciato all’ingresso del reparto psichiatrico del Seattle Grey Sloan. Ciò che era rimasto implicito al momento del ricovero viene ora esplicitato, con un evidente richiamo alle “donne pazze” che sembrano segnare la vita di Karev. Se l’evoluzione della coppia sarebbe stata interessante da osservare, anche in questo caso la faciloneria ha preso il posto della profondità, con un alquanto sbrigativo racconto della guarigione della donna e ricongiungimento finale della coppia.

In conclusione, dunque, non ci si può certamente ritenere soddisfatti di questo frettoloso avvio di stagione. L’unica (vana?) speranza è che a seguito di questo rimescolamento delle carte in tavola la storyline si assesti su binari più delineati, lasciando spazio all’intimità del dialoghi, da sempre marchio di fabbrica dello show, piuttosto che alla smania dell’inutile racconto compulsivo degli eventi.

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