How to Get Away with Murder6×04 I Hate the World

Mentre alla Caplan & Gold gli ormoni sono in fermento, Michaela si rimette sulle tracce del padre biologico, in un episodio problematico che poteva - e doveva - essere sfruttato in modo migliore.

5.5

Dopo aver proceduto a passo serrato nelle scorse puntate, la sesta stagione di How to Get Away with Murder si concede nuovamente una pausa dall’avanzamento della trama orizzontale e dalla ricerca delle risposte più urgenti: tuttavia, a differenza della season première, in cui il ritmo rallentava per concentrarsi sui personaggi e sulle dinamiche portanti, questo episodio aggiunge poco e niente alla narrazione, apparendo più come uno spreco di tempo – soprattutto avendone poco a disposizione – che come una buona occasione per approfondire aspetti finora lasciati in secondo piano.

Il caso legale della settimana non è molto coinvolgente e risulta a tratti confuso e forzato

La maggior parte del minutaggio è dedicata alla trama verticale, che diventa anche il pretesto per dare qualche battuta ad alcuni personaggi che, altrimenti, sarebbero rimasti in panchina (e forse sarebbe stato meglio così): la Caplan & Gold deve difendere una programmatrice da un utente della sua app di incontri, che la accusa di aver creato un algoritmo discriminatorio nei confronti delle persone disabili, categorizzandole a prescindere come “meno gradevoli”. Pur non mancando dell’ormai abituale attenzione a determinati aspetti sociali (in questo episodio si tratta dell’ideologia “incel”), il caso legale della settimana non è poi così coinvolgente e risulta a tratti confuso e forzato – il governo che compra per 50 milioni di dollari l’algoritmo di un’app di incontri ci lascia infatti abbastanza perplessi.

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Nonostante le accuse mosse alla programmatrice, però, c’è chi sembra apprezzare il suo lavoro: ci riferiamo a Oliver, che improvvisamente ne approfitta per cercare qualcuno che si unisca a lui e a Connor – sorpreso quanto noi – per un threesome del tutto decontestualizzato e evitabile (o almeno così sembra, a meno che non ci sia sotto qualcosa), e ad Asher, sul quale la serie torna a porre un minimo di attenzione soltanto per limitarsi a ribadire quanto egli abbia disperatamente bisogno di una partner. Per il momento però possiamo concedere il beneficio del dubbio a questo focus ridondante sul (fu?) Faccia-da-fesso, in quanto potrebbe essere stato finalizzato all’introduzione della sorella nei minuti finali, con l’intenzione di andare ad approfondire ulteriormente il background del personaggio e della sua famiglia. Staremo a vedere se ne sarà valsa la pena.

Su tutt’altri binari si muove la storyline di Michaela, che dopo la rivelazione della puntata scorsa si rimette sulle tracce del vero padre biologico insieme a Gabriel, il quale approfitta della vacanza per fare un binge listening delle registrazioni delle sedute di Annalise con Sam, anche lui con la scusa di “voler conoscere meglio il padre” quando in realtà sta solo violando ripetutamente la confidenzialità del rapporto medico-paziente alla ricerca di nuovi scheletri nell’armadio della professoressa.

Anche le motivazioni di Michaela, in realtà, non sono le più pacifiche: nessun ricongiungimento in lacrime nella mente della Pratt, ma un più utile test del DNA che provi la parentela e costringa il ricco padre a risarcirla, soprattutto dal momento che è convinta di trovarsi davanti un uomo ipocrita e maschilista. L’incontro-scontro con Solomon Vick, cui l’episodio arriva in modo goffo e con qualche scena di troppo, ci interessa poiché lascia scoperte ancora una volta le debolezze della ragazza e promette, con la rivelazione che l’uomo è a conoscenza della sua identità, nuovi sviluppi in questa già intricata storyline: l’assaggio che ci viene offerto sembra allettante, ma rimandiamo ulteriori giudizi in attesa di saperne di più.

L’episodio aggiunge poco e niente alla narrazione, apparendo più come uno spreco di tempo che come una buona occasione per approfondire aspetti finora lasciati in secondo piano

Esauriti questi due segmenti narrativi, a riempire i canonici 40 minuti ci pensano Nate e Bonnie, con le loro lente e ancora poco chiare indagini su Tegan, e Annalise, la quale, vittima della stessa tempesta ormonale che ha colpito i ragazzi, si lascia coinvolgere in un potenziale flirt con il collega che l’ha affiancata nel caso della programmatrice: potremmo apprezzare il fatto che si torni ad esplorare la vita sentimentale della Keating, se tra un corteggiatore che puzza di talpa per l’FBI e la consueta resistenza della donna ad aprirsi con qualcuno che non siano i suoi protetti riuscissimo a intravedere anche qualcosa di realmente interessante.

Penalizzato da un evidente pigrizia nella scrittura e dall’assenza di sviluppi sul fronte dei flashforward, I Hate the World non è quindi niente di più di un episodio filler che un’ultima stagione non può permettersi, anche perché con il suo ritmo lento non riesce nemmeno ad intrattenere quel minimo che basterebbe per non rendere difficile e noiosa la visione. E no, nemmeno la vista di Frank pestato a sangue dai Castillo e lasciato sullo zerbino di casa nella scena finale riesce a riesumare la nostra curiosità.

  • 5/10
    Storia - 5/10
  • 6.5/10
    Tecnica - 6.5/10
  • 5/10
    Emozione - 5/10
5.5/10

Summary

How to Get Away with Murder propone un episodio filler, con una trama verticale confusa attraverso cui si tenta di dare forzatamente spazio a tutti i personaggi con esiti talvolta decisamente discutibili. La storyline di Michaela prova a sollevare la situazione, ma non ci riesce del tutto.

Porcamiseria

5.5

How to Get Away with Murder propone un episodio filler, con una trama verticale confusa attraverso cui si tenta di dare forzatamente spazio a tutti i personaggi con esiti talvolta decisamente discutibili. La storyline di Michaela prova a sollevare la situazione, ma non ci riesce del tutto.

Storia 5 Tecnica 6.5 Emozione 5
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