Sense81×02 I Am Also We – 1×03 Smart Money Is on the Skinny Bitch

Sense8 è come un fluido, una miscela di elementi, personaggi, eventi, narrati senza soluzione di continuità: una di quelle serie per cui il binge watching sembra essere l’unica modalità di fruizione sensata. Cercare anche solo di incasellare un preciso evento, una precisa sensazione in uno specifico episodio diventa veramente complicato, a meno che, come il […]

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Sense8 è come un fluido, una miscela di elementi, personaggi, eventi, narrati senza soluzione di continuità: una di quelle serie per cui il binge watching sembra essere l’unica modalità di fruizione sensata.

Cercare anche solo di incasellare un preciso evento, una precisa sensazione in uno specifico episodio diventa veramente complicato, a meno che, come il sottoscritto, non ci si faccia violenza fisica su se stessi e decidere consapevolmente di non andare avanti senza fiato all’ultimo episodio.

I’m not just a me, I’m also a we.

Dopo l’entusiasmante pilot recensito qualche giorno fa, i fratelli Wachowski ci danno modo di conoscere meglio i sensates, con estrema cura dei dettagli, garantendo sempre un altissimo livello di empatia.

Quelli degli 8 sensates non sono solo ritratti psicologici o racconti del loro passato: tramite loro, i Wachowski tentano di raccontarci 8 spaccati sociali diversissimi tra loro, 8 racconti di una generazione alla costante ricerca di se stessa, alla ricerca di una felicità forse utopica. Ciascuna delle vite raccontate dai Wachowski potrebbe essere tranquillamente la vita di un qualsiasi giovane nel mondo.

Nomi, dichiarata incapace di intendere e volere da una madre che non ha mai accettato il suo essere transgender, è l’emblema di tutte quelle persone che si sentono sbagliate, che non vengono accettate per quelle che sono. Chi conosce i Wachowski e la loro storia sa bene quanto la tematica possa essere sentita.

Il suo messaggio è potente, e non è, per una volta, lasciato unicamente alle immagini: è infatti emblematico il video che Nomi pubblica alla vigilia del Pride di San Francisco:

…So today I’m marching for that part of me that was much too afraid to march. And for all the people who can’t march. The people living lives like I did. Today, I march to remember that I’m not just a me. I’m also a we…

Lo stesso messaggio è in qualche modo veicolato anche da Lito, costretto a celare al mondo la sua omosessualità e il suo compagno pur di non rovinare la sua carriera, ricorrendo anche ad una ragazza di copertura. Se a Nomi è riservata la parte più dura e reale delle tematiche LGBT, tocca a Lito e alla sua storia smorzare per un attimo anche i toni con qualche intermezzo semicomico.

A Kala e Sun spetta invece il compito di farci riflettere sulla condizione della donna in molte culture, vista ancora solo come moglie e madre ma privata del suo diritto all’auto-realizzazione. E se Kala sembra ancora incapace di ribellarsi a tale destino, Sun si reinventa nell’underground coreano diventando una stella del kick-boxing nel circuito dei combattimenti clandestini.

Jonas e le risonanze limbiche

Se la parte di introspezione psicologica è assolutamente centrale e ben delineata, sul fronte della trama orizzontale si va per baby steps, pur mantenendo altissima la curiosità. Jonas, ricercato da più o meno tutte le agenzie investigative, si presenta a Nomi e Will allo scopo di di informarli e indirizzarli sul loro (non meglio precisato) cammino. Jonas spiega a Will della sua “nascita” come sensate, gli dà un assaggio delle potenzialità della mente espansa in un avvincente inseguimento e gli parlerà di Nomi e di come sia necessario recarsi a San Francisco per liberarla.

Nel frattempo, tutti gli 8 sensate continuano ad avere le loro prime esperienze con le risonanze limbiche, più o meno tangibili, che coinvolgono tutti e cinque i sensi. Sarà Capheus a sfruttare per primo le potenzialità della loro condizione, attingendo alle capacità di Sun in combattimento e rivalendosi su alcuni banditi da cui era stato derubato.

Non è ancora chiaro come funzionino queste connessioni e cosa ci sia dietro al concetto stesso di sensate: in un certo qual modo sembrerebbe che Will e Riley (che scopriamo essere di origini islandesi) siano in qualche modo più strettamente connessi tra loro, e lo stesso dicasi tra Kala e Wolfgang.

Sense8 è come un viaggio tra i sensi, bisogna farsi trasportare e lasciare che le emozioni fluiscano liberamente: tutto è finalizzato in fin dei conti a questo. È un bombardamento di emozioni e di sensazioni quello a cui lo spettatore è sottoposto, e le parole di Jonas in un certo senso riassumono tutto questo:

You will start to feel strange things. Anger and joy, pain and pleasure, without any reason.

Come non provare rabbia per la madre di Nomi, gioia e ilarità per il siparietto alla Bollywood di cui è protagonista il promesso sposo di Kala o i goffi tentativi di Lito di sfuggire alle avances di Daniela, o ancora dolore per la triste condizione di Capheus. E infine il piacere: sì perchè Sense8 è sexy e osa, sempre di più, con un magnetismo e una carica erotica tali che poche serie possono permettersi altrettanto.

Altro tema su cui vorrei mettere l’accento è la bravura dei comprimari e/o delle comparse: dagli interpreti di Amanita, Hernando e Daniela all’interprete dell’anziana signora dell’autobus che accompagna Capheus ad affrontare i banditi. Davvero bravissima.

Per questi due episodi continuo a dare cinque porcamiseria su cinque, non riesco davvero a trovare qualcosa che non funzioni in questa serie e, sinceramente, vorrei solo continuare a saperne sempre di più sulle connessioni tra i sensates e quello che rappresentano.

5

 

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