Silicon ValleySilicon Valley Season 6: l’etica salverà il mondo

Series Finale Abbiamo apprezzato la stagione finale di Silicon Valley che chiude a dovere questa fantastica serie. Attenzione agli spoilers: non leggete se non l’avete vista tutta.

8.3

Cos’è il progresso tecnologico senza un’etica che lo guidi? Solo sfrenato capitalismo e incontrollato dominio del più forte che, insieme, porterebbero alla fine dell’umanità. Nossignori, non stiamo citando Papa Francesco, bensì il messaggio finale della 6° stagione di Silicon Valley. Non si può certo dire che sia uno spoiler, in quanto era già chiaro fin dalle sue prime puntate. E non si può certo dire che non sia sempre stato il messaggio di fondo della serie. Quello che Mike Judge e Alec Berg, gli showrunners, sembrano dirci è che non c’è soluzione a questo dilemma. La tecnologia non può rendere “il mondo un posto migliore” senza in cambio spiarti e controllarti ogni momento della tua vita. O addirittura peggio…

Gavin Belson: Tech destroys worlds and I wanted to create them!

Pied Piper è oramai un colosso dell’informatica con un gigantesco affare con la compagnia telefonica AT&T. Richard Hendricks e il suo gruppo di scappati di casa hanno la tecnologia, ma riuscire nell’impresa per gente come loro non è mai una cosa semplice. Nel frattempo Donald “Jared” Dunn si è separato dal rapporto simbiotico con Richard perché la sua ossessione per proteggere e guidare le persone a lui più care lo sta portando ad affrontare una gigantesca crisi d’identità. In questa stagione finale tutti i personaggi affronteranno un percorso di crescita – forzata – che li cambierà per sempre.

Donald, interpretato da un brillante Zach Woods, è il personaggio più misterioso, tormentato e commovente della serie. Di Donald non si è mai saputo molto. Lui non si è mai raccontato, se non attraverso strani commenti e inquietanti metafore – persino lui non è a conoscenza della sua stessa data di nascita. Nel 4° episodio Donald incontra i suoi genitori naturali – due irresponsabili e immaturi che appena nato lo hanno dato via per futili motivi. Ha vissuto l’infanzia in affidamento tra case-famiglia e genitori adottivi. È stato ripetutamente abusato e aggredito. Quando Gavin Belson per sbaglio l’ha chiamato Jared, da quel giorno non ha più avuto neanche un nome.

Donald Dunn: I was state-raised. You think I’m scared to catch a case of some bullshit?

In questa stagione Donald capisce come abbia respinto tutte quelle persone che in passato gli hanno dato sicurezza e stabilità. 10 anni dopo è il responsabile di una casa-riposo per anziani. È diventato quello che è sempre stato, un guardiano e un protettore. Lontanissimo dal mondo ipertecnologico della Silicon Valley, finalmente è felice. La sua fine è la più tragica, ma anche la più nobile.

Sempre nel 4° episodio la più spietata del gruppo, Monica ,interpretata da Amanda Crew, fa i conti con chi è veramente quando grazie alla sua nemesi, Laurie Bream (Suzanne Cryer), comprende che non ha mai mostrato il minimo interesse nel sostenere ed emancipare le donne nell’industria tecnologica. Per lei Pied Piper è stato un lavoro come un’altro, quindi non stupisce che 10 anni dopo lavori alla National Security Agency. Lei non ha mai voluto rendere “il mondo un posto migliore”.

 

In questa stagione finale tutti i personaggi affrontano un percorso di crescita – forzata – che li cambierà per sempre

Richard (Thomas Middleditch), il talento geniale da cui tutto è partito, ha provato fino alla fine ad essere imprenditore di se stesso e il visionario direttore di una compagnia di successo, ma non ce l’ha fatta. La sua aspirazione non è mai stata fare soldi – che ha sempre rifiutato – e anche per questo ha fallito. Incarna perfettamente il tema della serie – le persone più qualificate ad avere successo, sono le meno capaci a gestirlo. La Silicon Valley, però, non è riuscita a schiacciarlo perché 10 anni dopo è un professore di Stanford specializzato in etica della tecnologia – che, ironia della sorte, è fondata dal suo acerrimo nemico, Gavin Belson. Richard ha perso tutto, ma non la sua integrità ed è rimasto vicino a Big Head, suo amico di sempre, ora stimato rettore dell’Università. Chissà se ritroverà mai la sua pennetta…

Bertram Gilfoyle: I would rather do my own mother than RussFest.

Non è pazzesco che a salvare il mondo siano stati proprio Dinesh (Kumail Nanjiani) e Gilfoyle (Martin Starr)? I due hanno litigato ininterrottamente dal pilota della 1° stagione fino al finale dell’ultima. Dinesh si convince di essere sempre stato materialista, avido e inaffidabile, dopo un discorsetto di Gilfoyle, ma quando tutto sembra perduto l’unico a credere alla sua bontà d’animo è l’odiato satanista. Sono loro, per la prima volta uniti come una squadra, a sostituire il codice che avrebbe portato all’Armageddon. In quel momento il loro rapporto arriva ad un’epifania: insieme si completano. Lo avevamo sempre pensato e fa, quindi, piacere rivederli 10 anni dopo soci in affari di una compagnia di successo che si occupa di cyber-security. Insieme non hanno cambiato il mondo, ma lo hanno reso più sicuro.

Mike Judge e Alec Berg sono riusciti a chiudere Silicon Valley senza regalarci un lieto fine. Con un mockumentary sul fallimento di Pied Piper ci raccontano le vite dei personaggi 10 anni dopo il disastro di PiperNet e le riportano su un piano realistico e tragico. È con occhio malinconico e spietato che vediamo come questa esperienza durata 6 anni – e 6 fantastiche stagioni – li abbia trasformati. Questi sgangherati geni dell’informatica sono stati sempre a un passo dal diventare icone della tecnologia al pari di Bill Gates – che da fan della serie fa anche un cameo – e finiscono per condurre tutti delle vite ordinarie prive della singolare stramberia a cui ci avevano abituato. Con gli occhi lucidi e un sorriso amaro li salutiamo mentre da persone di mezza età giocano ancora con la palla cambia-colore di Hoberman, intonando “Always Blue! Always Blue!”.

  • 8.5/10
    Storia - 8.5/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8.3/10

Summary

Mike Judge e Alec Berg sono riusciti a chiudere la serie e le storie individuali dei protagonisti senza regalarci un lieto fine. Si ride, ci si commuove e si riflette su un problema attualissimo come la privacy in Internet e l’etica professionale delle grandi compagnie tecnologiche. Ci mancherà Silicon Valley con la sua lettura graffiante, spietata e contemporanea del progresso e dei magnati della new economy.

Porcamiseria

8.3

Mike Judge e Alec Berg sono riusciti a chiudere la serie e le storie individuali dei protagonisti senza regalarci un lieto fine. Si ride, ci si commuove e si riflette su un problema attualissimo come la privacy in Internet e l’etica professionale delle grandi compagnie tecnologiche. Ci mancherà Silicon Valley con la sua lettura graffiante, spietata e contemporanea del progresso e dei magnati della new economy.

Storia 8.5 Tecnica 8 Emozione 8.5
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