Uno degli elementi che distingue la terza stagione di Westworld dalle precedenti è senza dubbio la velocità con cui si svolgono le vicende. Nei primi episodi sono stati inseriti nuovi personaggi che fin da subito sono entrati nel vivo dell’azione, senza però dimenticare di procedere con la missione dei protagonisti principali, il tutto in una nuova, inedita ambientazione quasi del tutto estranea alle precedenti.

Grande rientro di Ed Harris nei panni di William, che ormai è preda di strazianti allucinazioni: il tormento e i sensi di colpa prendono la forma e la voce della figlia Emily, da lui uccisa perché creduta essere un host. La sofferenza dell’uomo è palpabile e il tentativo di tornare alla realtà purtroppo per lui irrealizzabile: i dialoghi schizofrenici lo portano a cadere nei subdoli attacchi di Charlotte, che alla fine dell’episodio riesce a spogliarlo di tutti i poteri all’interno della Delos e a farlo rinchiudere in una struttura psichiatrica.

Se in The Absence of Field avevamo espressi forti dubbi su chi potessero essere in realtà Charlotte e gli altri host estratti da Westworld, in questo episodio abbiamo la rapida conferma che sono tutti Dolores, che si è clonata e innestata in altri host per attuare il proprio piano. Dolores quindi attua la vendetta finale su Williams, rivelandogli che per lui questa è la fine del gioco, è arrivato al centro del suo labirinto: a tormentarlo, oltre alle visioni di Emily, anche il dubbio sulle proprie scelte, dettate dall’umano libero arbitrio, o forse già scritte nella sua mente dall’ormai famoso e “semplice” algoritmo con cui opera il nostro cervello. Iniziato con William che dà di matto nella propria casa, l’episodio finisce sempre con William rinchiuso in una stanza oscura e asettica, annichilito e incredulo di aver perso tutto, intrappolato solo con le sue visioni.

La rivelazione di Dolores clonata avviene simultaneamente ad altre scene e scopriamo anche chi è l’ultimo host rimasto durante il filo narrativo di Maeve: Musashi, il samurai di Shogun World, che nel mondo reale è diventato un potente capo yakuza. Tra l’altro la distilleria in cui risiede Musashi si chiama Itaidoshin, e “Itai doshin” nel buddismo è un termine che significa “diversi corpi, un’unica mente”, ovvio riferimento alla reale natura di Dolores.

Quanto succede a Maeve è abbastanza lineare: insieme a Serac – che a quanto pare è reale, non una proiezione di Rehoboam – si recano nella vecchia casa di Arnold, ricostruiscono le mosse di Dolores e arrivano in un magazzino dove sono stoccati barili di liquido bianco, lo stesso visto a Westworld per produrre gli host. Cosa possa significare non possiamo ancora dirlo, ma al momento è meglio concentrarsi su Maeve: ancora in grado di interferire con le apparecchiature elettroniche intorno a lei, lo scontro con Musashi la vede perire sotto la spada del samurai, non prima di aver scoperto che Dolores si è clonata, informazione che probabilmente condividerà con Serac una volta resuscitata. Abbiamo anche un approfondimento sull’infanzia di Serac: Parigi era la sua città, che è stata distrutta da un incidente termonucleare nel 2025, proprio come è stato indicato nel trailer della terza stagione con la sua voce.

La parte principale dell’episodio gravita intorno a Dolores e Caleb, che ripuliscono i conti correnti miliardari di Liam Dampsey per poi tendergli una trappola ad un party molto Eyes Wide Shut: non possiamo non notare l’osservazione di Dolores, sul parallelo con i parti sfrenati all’interno di Westworld e quanto il mondo reale non sia così diverso. Dolores prevede anche l’intervento di Bernard, palesatosi al party insieme a Stubbs, che dopo una scazzottata con la stessa, vola giù da una balaustra. Bernard cerca di mettere al sicuro Liam, che però viene liberato da Connells, riconosciuto da Bernard come un altro clone di Dolores.

Una sequenza molto ricca di azione, una rivelazione importante e una trama questa volta non appesantita da misteriosi depistaggi. Dolores ha intenzione di usare Liam, che è il figlio dell’inventore di Rehoboam, ma ancora non abbiamo capito come: il suo piano però è molto preciso e tutto si sta svolgendo come lei ha calcolato, tranne forse la presenza di Caleb.

Se nello scorso episodio Charlotte è stata l’indiscussa protagonista, Mother of Exiles vede una distribuzione più equa dei personaggi, con una prima intersezione tra le narrazioni e tutto molto più rapidamente di quanto siamo stati abituati. La velocità con cui si muove la storia può essere vista come il tentativo di adattarsi ad una fruizione più televisiva, abbandonando i misteriosi salti temporali studiati per confondere ed affascinare lo spettatore, per abbracciare un racconto più lineare e un’azione più spettacolare. La serie si trasforma per non cadere nel proprio loop: Westworld esce dal proprio schema iniziale e si evolve, esplorando il nuovo mondo e andando incontro al proprio futuro. Piccola curiosità sul titolo dell’episodio: Mother of Exiles è un’altro nome della Statua della Libertà, in quanto madre di tutti gli immigrati sbarcati negli Stati Uniti d’America.

8/10

Storia - 8/10
8/10

Tecnica - 8/10
9/10

Emozione - 9/10

8.3/10

Summary

Grande impatto l’epilogo di William, anche se alquanto frettoloso. La storia procede spedita e l’intreccio di questa stagione tra i personaggi inizia a prendere forma.

Porcamiseria

8.3

Grande impatto l'epilogo di William, anche se alquanto frettoloso. La storia procede spedita e l'intreccio di questa stagione tra i personaggi inizia a prendere forma.

Storia 8 Tecnica 8 Emozione 9

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