Westworld3×07 Passed Pawn

Westworld svela le sue carte ad un passo dal termine: il passato di Caleb, il presente di Dolores, il futuro dell'umanità.

5.2

Nel gioco degli scacchi un pedone si può definire “passato” nel momento in cui non trova più avversari né davanti a sé, trovandosi libero di avanzare verso la promozione in maniera incontrastata; questo è possibile di solito soltanto dopo aver adoperato un sacrificio di un “pezzo” di maggior valore, e con appunto il titolo “Passed Pawn” a questo giro Westworld non la fa troppo complessa come successo con altri episodi.

Al penultimo appuntamento di questa terza e travagliata stagione Westworld vede bene di servire allo spettatore, finalmente (?), la sua portata principale, dimenticandosi purtroppo di apparecchiare la tavola.
Il montaggio che abitualmente precede la splendida sigla di apertura curata a regola d’arte dal solito Ramin Djawadi, ci mostra Musashi/Dolores cadere nell’imboscata di una “rediviva” Clementine, e perire sotto i colpi di quella spada tanto ben brandita da un maestro come lui; e fin qui niente di nuovo, solite domande esistenziali per chi guarda che si focalizzano più sul come sia possibile che una persona che spara da un metro ad un’altra con un mitragliatore non la prenda neanche di striscio piuttosto? Perché chiedersi per l’ennesima volta il motivo per cui vengono reintrodotti personaggi passati per poi gettarli nuovamente nel dimenticatoio? Ah già, fan service. Comunque, dicevamo, sigla.

Aaron Paul

© HBO

Nello scorso episodio, quel Decoherence che aveva pensato più ad abbozzare un nuovo ruolo per un personaggio prosciugato (eh si Ed Harris, ti tocca  lavorare ancora), dall’altro lato aveva ben pensato di temporeggiare ne “La questione Dolores”; stavolta quello che fino a qualche tempo fa era ritenuto uno degli sceneggiatori più in gamba in circolazione, ai posteri Jonathan Nolan, decide di accelerare la narrazione, buttando dentro i restanti 50 minuti tutto quello che può, citando, copiando e in gran parte demolendo buona parte del cinema di fantascienza post anni ’80.

Partiamo con Dolores e Caleb: il nostro caro Aaron Paul, che per sei lunghissimi episodi era stato ingaggiato per fare il cartonato d’appoggio alla sfavillante Sarah Connor Dolores, adesso si ritrova al centro della vicenda, con tutti i nodi che portano al pettine con cui si aggiusta quel ciuffo un po’ ribelle nascosto sotto la cuffia di Todd (basta divagazioni, promesso). I Lonley hearts killers dello schermo si ritrovano al trotto intenti a raggiungere un luogo sperduto non ben precisato nella landa desolata che è diventata il Messico (il sogno bagnato di un certo presidente), pronti a fare irruzione per incontrare niente meno che Solomon, il primo “sistema” creato da Serac e suo fratello, reso obsoleto successivamente da Reobohan. In questo hangar deserto Caleb inizia a rivivere quei momenti che negli scorsi episodi sembravano soltanto brandelli nella sua mente, progredendo lentamente verso la verità.

Caleb infatti non è altro che uno dei primi tentativi riuscito di “correzione” apportato a tutti quei soggetti anomali, e che Solomon quindi non poteva “vedere”. Serac, o Solomon, o il fratello (non è ben precisato), avevano da sempre cercato un modo di arginare questi “errori” e l’hanno trovato proprio in Caleb: il personaggio di Aaron Paul infatti si è rivelato essere stato l’arma in più di Solomon, che tramite l’app Rico ingaggiava anonimamente il nostro protagonista per eliminare, o meglio sequestrare, tutte le persone che il sistema non riusciva ad arginare, che poi all’insaputa dell’ex braccio destro di Walter White venivano messi in uno stato di semi ibernazione in questa struttura isolata nel bel mezzo del nulla.

Thandie Newton

© HBO

Naturalmente però, come ogni buon thriller che si rispetti, Caleb un giorno insieme al suo amico Francis, che a quanto pare non era morto in una missione svolta insieme in Crimea (chissà come mai poi le scene di guerra e inciviltà in un prodotto made in Usa sono sempre ambientate in un territorio russo o limitrofo, mah), rapiscono il capo di una ditta farmaceutica che produceva proprio la pillola con cui i reduci ottemperavano la loro voglia di suicidio post guerra, che svela anche il motivo del frame in cui compariva Enrico Colantoni in Genre. Il fu Elias infatti non è altro che colui che in precedenza “aveva osato fare una domanda di troppo” e per questo doveva essere terminato. La vicenda si conclude con Caleb che per sopravvivere all’ennesimo doppio gioco del doppio gioco uccide il suo amico fraterno Francis e di getto lo stesso Enrico Colantoni, per poi essere portato nel laboratorio per iniziare il suo processo di correzione.

L’episodio è talmente denso di avvenimenti che sarebbe potuto tranquillamente terminare qui e deviare lo stesso per sempre qualsiasi psiche che non sia del tutto liquefatta dopo due mesi di quarantena, ma non sia mai che nel trambusto non si inserisca anche una bella scena d’azione tra le due nuove idole della “host civil war”, Beatrix Kiddo e O-Ren Ishii: a colpi di spada e navicelle con l’autopilota, Maeve e Dolores danno inizio ad una battaglia senza esclusioni di colpi che vede la nostra bellissima Evan Rachel Wood arrivare a perdere addirittura un braccio prima di stramazzare al suolo con la stessa Thandie Newton e lasciare strada libera a Caleb. Perché proprio come accennato all’inizio, nella partita a scacchi per la sopravvivenza di Dolores, l’androide stessa non è altro che la regina sacrificabile per far avanzare indisturbato il pedone.

Caleb dunque, dopo aver colloquiato con Solomon/fratello di Serac, decide di intraprendere il cammino per quello che sembra l’epilogo per la razza umana e forse l’inizio per quello delle macchine.

Aaron Paul

© HBO

Westworld dunque ci “regala” forse l’episodio peggiore della stagione (e della serie) proprio nel momento in cui non si pensava potesse fare di peggio; invece Jonathan Nolan e la sua moglie Lisa Joy hanno deciso di rompere un giocattolo molto grazioso solo per far “scannare” il pubblico sulle teorie più bislacche e senza senso che potessero immaginare. Gli autori hanno dato la priorità ad un intreccio più intricato possibile al posto di concentrarsi sulla “verosimiglianza” con tutte le virgolette del caso. Com’è possibile che due persone debbano arrivare a cavallo in un posto sperduto quando solo trenta minuti dopo “l’antagonista” piomba nell’area con una navicella? Perché a guardia di un macchinario che potrebbe cambiare le sorti del mondo ci sono una manciata di guardie? Per non parlare del combattimento tra Dolores e Maeve che “scimmiotta” il più famoso di tarantiniana memoria, fino ad arrivare all’ennesima scopiazzatura di Person of Interest con Caleb che intrattiene un dialogo con la macchina come Root era solita fare nel lontano 2013.

Westworld si è trasformato da prodotto di interesse a prodotto di massa e probabilmente ha mietuto molte più vittime di Serac e della sua macchina, sacrificando anche una importante fetta di ascolti che con la conferma di una quarta stagione rischia di condensare tutta una storia che poteva svilupparsi in maniera più poetica e non lineare, come assaggiato nella prima stagione.

  • 4/10
    Storia - 4/10
  • 6.5/10
    Tecnica - 6.5/10
  • 5/10
    Emozione - 5/10
5.2/10

Summary

“Abbiamo tra le mani un prodotto di qualità? Che schifo, rompiamolo!” J. Nolan, L. Joy

Porcamiseria

5.2

"Abbiamo tra le mani un prodotto di qualità? Che schifo, rompiamolo!" J. Nolan, L. Joy

Storia 4 Tecnica 6.5 Emozione 5
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