Quello che fa tanto il precisino su ogni episodio ma che alla fine guarda il peggio trash tra le serie TV. Da Game of Thrones a Revenge, passando per Masters of Sex e Lost, una poliedricità che Madonna se la sogna.
Gli abitanti del bunker verranno esaminati da Michael Langdon, che si diverte da morire a giocare al gatto con il topo. Alcune debolezze e frivolezze dei protagonisti vengono a galla, assieme ad un gradito ritorno in lattice nero.
Gli eventi di Castle Rock giungono alla loro naturale(?) conclusione. Tutto deve finire dove è iniziato, in quella foresta piena di mistero e affacciata su altre realtà.
L'apocalisse di American Horror Story ha inizio: in seguito ad un disastro nucleare, pochi eletti si ritrovano rinchiusi in un rifugio antiatomico che dovrebbe tenerli al sicuro, ma sappiamo benissimo che se l'ha scritto Ryan Murphy non sarà così.
In tre episodi Castle Rock affronta prepotentemente sia la condizione di Ruth Deaver che l'impianto mitologico della serie. Tutto è fatto in perfetto stile Stephen King, con l'intervento di personaggi bizzarri che monopolizzano brevemente l'attenzione, indirizzando nel contempo le scelte dei personaggi principali
Jimmy fa soldi con metodi non convenzionali, sempre più vicino a Saul Goodman e sempre più lontano da Kim, sopraffatta dal lavoro con Mesa Verde. Mike affronta questioni irrisolte con la famiglia, spingendosi ancora più vicino a Gus Fring.
Mentre si affrontano gli ultimi strascichi della tragedia Jimmy fa finta di cercare un nuovo lavoro, mentre Kim fa i conti con se stessa e col suo desiderio di proteggerlo. La guerra intestina tra Fring e i Salamanca continua a fare vittime, arrivando ad un momento cardine per noti sviluppi futuri.
Il ruolo del ragazzo imprigionato si fa sempre più sospetto, mentre Henry Deaver fa i conti col passato in modi non convenzionali. Ruth, prigioniera della demenza, mostra interessanti sprazzi di lucidità, mentre è sempre più chiaro che in Castle Rock il concetto di tempo come lo conosciamo ha alcuni risvolti piuttosto particolari.
Smoke racconta il fumo dopo l'incendio, i meccanismi di difesa dopo il lutto, la ricerca delle responsabilità e la riflessione. Better Call Saul preferisce gli inizi senza troppi avvenimenti, soffermandosi sulla - relativa - quiete dopo la tempesta.
Castle Rock non è una cittadina come le altre, e quando Henry Deaver sarà costretto a tornarci a causa di circostanze misteriose capirete che la cittadina ha più segreti che persone normali.
Entriamo nelle ballroom degli anni '80 con Pose, una serie ricca di riferimenti culturali, vissuti difficili e umanità. Una rivoluzione, sia in termini di casting che nel modus narrandi delle storie a tematica LGBT+, finalmente permeate da un senso di speranza e leggerezza, a prescindere dalle difficoltà.
Il mondo a disposizione del genere umano è ridotto all'interno di tre mura concentriche. Oltre ad esse vi è un mondo pericoloso, abitato da misteriosi giganti. La storia di Eren Jaeger e dei suoi compagni è un perfetto connubio di azione, introspezione e mistero, che riesce a coinvolgere anche chi di anime e manga è poco appassionato.
In questo episodio di Westworld tocca al dilemma etico farsi avanti. Frammenti di memoria vengono a galla, mentre il vecchio capo della Delos vive spensierato in una stanza asettica, dove il tempo è indefinito.
Continua la fuga di June fuori dagli Stati Uniti. Intanto, altri flashback raccontano la vita prima della dittatura, e di quanto molte, troppe persone non si siano accorte della discesa nell'abisso.
Spesso i reali problemi sono da affrontare dall'interno, e non c'è mostro che tenga quando la vera creatura da domare è molto più vicina e umana. The Terror ci mostra un pericolo che serpeggia nell'equipaggio delle navi al centro della storia, mentre il Tuunbaq non fa altro che destabilizzare un equilibrio già precario.
La tragica spedizione attraverso il Passaggio a Nord-Ovest è appena iniziata, e già si fiuta la disperazione. The Terror, grazie ad un pilot misurato ma coinvolgente, sa prendersi i suoi tempi, calandoci gradualmente sempre più sotto lo zero.
Nel rush finale verso il tragico epilogo, i riflettori di American Crime Story tornano per l'ultima volta su alcuni importanti protagonisti. Il mondo si è svegliato troppo tardi, e rimangono solo rimpianti, delusione e solitudine.
Nel viaggio a ritroso nella mente dell'assassino si passa dal suo debutto come escort di imprenditori milionari all'infanzia fatta di illusioni, con un padre truffatore. Come si suol dire, la mela non cade troppo lontana dall'albero.
Siamo in American Crime Story: Andrew Cunanan, perché ormai di Versace c'è a malapena l'ombra. Ciononostante, il tema del coming out e la follia di Andrew vengono sviscerati ed esposti con sapienza. Sarà pure una presa per i fondelli, ma non è poi così male.
Here and Now continua il suo viaggio senza meta, con un altro episodio pieno di messaggi filosofici e politici scarsamente ficcanti, mentre gli elementi brillanti si contano sulle dita di una mano.
In How to Get Away with Murder, grossi passi avanti sulla class action di Annalise, sul mistero di Sandrine Castillo, su cui non si sanno che pesci prendere, e un enorme approfondimento su Isaac Roa e la morte tragica della figlia. A dimostrazione che la narrazione può essere retta anche in assenza di flash-forward minacciosi.
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