Grazie al suo Tardis viaggia da Sunnydale a Capeside passando sull'isola di Lost. Ha frequentato il Community college ed è contento di avere una Modern Family che gli permette di vedere cose orrende come Last resort. È al contempo un appassionato di fumetti e cinema (da prima che iniziassero a uscire assieme). Non supererà mai il trauma della chiusura di Hannibal e Suburgatory, per questo si consola facendo il wedding planner a Westeros.
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese... tutto questo e molto altro nel caotico (in senso positivo) finale della seconda stagione di Legion, che pur prendendosi l'ennesima licenza sulla trama, compensa adeguatamente in follia.
Il successo non sempre è di chi se lo merita: dopo le serie più sottovalutate è il momento di detronizzare chi occupa ingiustamente i cuori degli spettatori. Non risparmiando neanche un colpo.
Chi c'è a difendere le serie TV dalle ingiustizie subite? Chi spodesta i terribili show che non meritano il posto nel pantheon delle serie osannate? La redazione di SerialFreaks non sapeva come inimicarsi una fetta di lettori e ha trovato un modo originale per farlo!
Al centro di controllo convergono le trame dei protagonisti, impegnati ognuno nella ricerca del proprio obiettivo: il susseguirsi degli eventi darà vita a numerosi riassestamenti che, ancora una volta, muteranno le convinzioni assodate degli spettatori.
La lentezza della narrazione comincia ad appesantire la serie, pur non intaccandone le velleità estetiche. Una coppia di episodi che non dice molto ma lo fa molto bene.
Lo Shogun World in tutta la sua bellezza è al centro di questo episodio sui pregi e difetti del libero arbitrio: i percorsi paralleli di Maeve e Dolores si arricchiscono di nuovi drammatici eventi, in un gioco di specchi che rivela le difficoltà dell'autodeterminazione.
Il cinema oggi è sempre più debitore al piccolo schermo: le grandi saghe (e non solo) tradiscono un'influenza delle serie TV ormai evidente. La rivincita della sorella minore passa però da un'emancipazione ottenuta copiando dal grande schermo, in un circolo virtuoso che delizia i sostenitori dell'uno e dell'altro medium.
Accolta da un buon successo di pubblico, Lost in Space riesce a strappare un seguito alla sua prima stagione.
Due episodi densi di emotività per un ritorno e un addio che mostrano qualche punto debole della serie ma anche una grande prova di recitazione dei protagonisti.
Meno virtuosismi tecnici ma consueti manierismi estetici incorniciano un episodio di Legion volto ad approfondire il personaggio di Syd: una doverosa premessa agli eventi che verranno.
Una bara a forma di uovo, un labirinto di rose e una mucca: Legion conferma l'assurdità visionaria che la contraddistingue fornendoci al contempo un'inquietante prospettiva sulle potenzialità della nostra mente.
La guerra di The Walking Dead ai vostri nervi volge finalmente al termine: Negan e Rick se le danno di santa ragione in un finale che riesce incredibilmente a chiudere le sconclusionate vicende di una stagione dimenticabilissima.
Mentre la stagione si appresta a finire The Walking Dead prova a tirare le somme risollevando parzialmente il bassissimo livello dell’esordio stagionale. Rick e Negan non sono mai stati così vicini.
Se credete che la guerra fosse noiosa da studiare sui libri di storia non avete ancora visto questa stagione di The Walking Dead (che però ci ha dato finalmente una piacevole sorpresa).
Ricordate quando bisognava aspettare una settimana per risolvere il cliffhanger di un episodio? Vi raccontiamo come Netflix sta cambiando il nostro modo di intendere la televisione. Senza la televisione.
Un lieve bip nell'elettroencefalogramma piatto di The Walking Dead fa sobbalzare ridestando gli spettatori, ma non basta un flebile segno di vita a fare urlare al miracolo.
Un mix di reazioni contrastanti per l'annuncio di una quinta stagione del distopico Black Mirror
Tutta la politica in TV senza passare dalla Maratona Mentana: da un'idea di Stefano Accorsi il nostro speciale sulla narrazione elettorale nelle serie più famose. Astanbidining.
A quelli che aspettavano di stappare lo spumante per celebrare questo momento suggeriamo di dosarlo bene per riuscire ad arrivare alla fine di questi mortali sessanta minuti.
A un intrattenimento sempre più piacevolmente distopico corrisponde un contrappeso di paure contemporanee che la TV cerca di esorcizzare facendo risuonare qualche campanello d'allarme. Perché può sempre andare peggio e piovere.
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