Grazie al suo Tardis viaggia da Sunnydale a Capeside passando sull'isola di Lost. Ha frequentato il Community college ed è contento di avere una Modern Family che gli permette di vedere cose orrende come Last resort. È al contempo un appassionato di fumetti e cinema (da prima che iniziassero a uscire assieme). Non supererà mai il trauma della chiusura di Hannibal e Suburgatory, per questo si consola facendo il wedding planner a Westeros.
C'è un mondo televisivo (oltre a quello post-mezzanotte) che è ancora in grado di raccontare l'amore in forme nuove e originali. Uno speciale tutto cuori che potreste aver trovato sul Cioè (ma anche no).
Ironicamente per una serie su un arciere, due episodi che non centrano il tiro e rimbalzano sul bersaglio mancando della giusta forza per andare oltre la superficie.
A passo di danza vi conduciamo tra le più belle puntate musical delle serie TV, tra scelte necessarie e show inaspettati un viaggio in compagnia di buona musica e canzoni sull'importanza di una buona regolarità intestinale.
Il politically correct rischia di mietere qualche vittima tra le serie TV: ecco perché è giusto mandarlo a quel paese, ma con gentilezza.
Siete stanchi di serie TV sui supereroi? Bene, avete sbagliato recensione. Qui vi parliamo del nuovo personaggio in (orribile) calzamaglia targato DC, sorprendentemente piacevole e ben fatto. C'è speranza alla CW?
L'arrivo delle Naiadi di Stepford anziché mandare all'aria gli equilibri funge da bilanciamento nel coro di buoni e cattivi delineato fino ad ora. Un episodio non esente da difetti ma che comunque porta a casa la pagnotta.
Una trama lineare e uno sviluppo tecnico di livello per questo episodio di Black Mirror, incapace di smarcarsi dalla propria eredità e al contempo ansioso di mostrare di avere ancora qualcosa da dire.
Natale in casa Who è il perfetto coronamento del ciclo iniziato con l'Undicesimo Dottore. Moffat congiunge passato, presente e futuro del personaggio intrecciando profondamente il proprio ruolo con quello del protagonista. Una puntata piena di ricordi, di promesse e di lacrime: insomma un tipico natale whovian.
Nella guerra tra umani e mutanti le battaglie personali si combattono anche su fronti alleati quando ad essere interessate sono le persone più care. Un episodio incentrato sulle incomprensioni dei protagonisti che contribuisce a caratterizzarli ancora meglio nella loro dimensione corale.
Quando affronti il tema del femminismo alla velocità della luce il rischio è quello di trattarlo superficialmente e con tanti luoghi comuni. Se aggiungi poi una caccia al genero ridicola, la differenza col cinepanettone sta solo nell’atmosfera natalizia.
Con l'introduzione di un nuovo villain, l'ennesimo, Gotham rischia di strafare, ancora una volta, giocando con la caratterizzazione di un buon personaggio. In questa coppia di episodi per fortuna non succede e il Professor Pyg è capace di tenere in piedi tutta la tensione necessaria alla narrazione.
L'idea di lasciare in panchina molti dei protagonisti comincia ad appensatire una scrittura già di per sé non originale e spesso stiracchiata come quella di The Walking Dead. A farne le spese è il pubblico, che scopre nuovi metodi di resurrezione della noia.
A fronte dei medesimi errori ormai propinatici da quattro stagioni, continuiamo a guardare The Walking Dead perché ci spinge ad essere creativi nelle recensioni.
A Gotham non se la passano bene neanche gli autori: costretti a resuscitare personaggi in continuazione, gli sceneggiatori hanno pensato bene di rianimare anche pezzi di trame già stantie e abusate, confezionando un prodotto lineare ma già scaduto.
Mentre cerca di gettarsi il passato alle spalle, Hawkins fa i conti con il precario equilibrio che gli eventi del Sottosopra hanno generato. I protagonisti, ammantati di un apparente ritorno alla normalità, nascondono a sé stessi la verità su quanto il Demogorgone abbia cambiato la loro vita. Il tutto in un'ancora più incantevole atmosfera anni Ottanta.
L'episodio numero 100 di The Walking Dead non offre molto da celebrare al di là del raggiungimento della terza cifra. Una buona puntata che non raggiunge però l'importanza che ogni apertura di stagione richiede.
Una caccia ai serial killer diventa il pretesto per addentrarsi nella loro labirintica mente cercando di coglierne la logica interna. Mindhunter racconta quanto è necessario sacrificare di sé stessi per capire un assassino, col rischio di trovarsi faccia a faccia col Male.
Criminali si nasce o si diventa? Nell'America degli anni 70 una coppia di agenti federali cerca di fare luce su questo interrogativo affrontando faccia a faccia il male, scoprendo quanto la realtà possa distare da ogni teoria psicologica.
Se ti illudi che scappare nella Forza della Velocità possa tenerti lontano dalla tua assillante fidanzata, ti sbagli. Fa nulla se sei ridotto come dopo il quarto negroni, l'importante è che tu possa salvare la città ancora una volta (ma nessuno salverà te da un gruppo di autori stanchi...)
Con una media di resurrezioni da fare invidia a The Walking Dead, Gotham parte ancorata a dinamiche e meccanismi passati che ne appesantiscono la visione e rischiano di rovinare il buon lavoro fatto col pilot.
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